IL TEMPO (A. AUSTINI) - Per cinque partite ha addormentato la preda nel primo tempo e poi l'ha sbranata nella ripresa. Nelle ultime due aveva troppa fame e si è mangiata subito Bologna e Inter. È la Roma «hungry for glory» di Garcia, da ieri serissima candidata al vertice: ora c'è anche la prova certificata sul campo di una diretta rivale
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Per cinque partite ha addormentato la preda nel primo tempo e poi l'ha sbranata nella ripresa. Nelle ultime due aveva troppa fame e si è mangiata subito Bologna e Inter. È la Roma «hungry for glory» di Garcia, da ieri serissima candidata al vertice: ora c'è anche la prova certificata sul campo di una diretta rivale.
«Una partita da uomini» è la definizione centrata di Garcia, che esce da San Siro con ben altre sensazioni rispetto a quando fu sconfitto qui con il Lille. Il segreto della sua Roma sta proprio nella personalità del gruppo. «Mi è piaciuto non solo lo spiritio collettivo - sottolinea l'allenatore - ma anche il cuore che abbiamo usato. La frustrazione dei ragazzi prima del campionato, con le contestazioni dei tifosi che non mi sono piaciute, si sono trasformate in energia positiva».
Inutile girarci attorno, la domanda è lì che gravita attorno al francese e a tutti i giallorossi: questa Roma è da scudetto? «Manca ancora tanto, ci sono 93 punti da assegnare, però essere primi rende orgogliosi noi e i tifosi. Resto convinto che l'obiettivo sia quello di tornare in Europa e non voglio illudere nessuno. Pensiamo solo a giocare la prossima partita come fatto finora: sta funzionando bene. Per me nella vita è meglio avere una bella sorpresa alla fine piuttosto che sperare e poi essere delusi: per questo dobbiamo restare umili». Ma Rudi non può negare che «vincere a San Siro è una cosa enorme, l'Inter è fortissima. Stavolta abbiamo lottato senza mollare mai e sarà importante per il futuro. Adesso speriamo che i nazionali tornino tutti sani dopo la sosta».
Il prossimo ostacolo sarà il Napoli, non si sa in quale stadio: battere anche la Higuain & soci vorrebbe dire eguagliare il record di 8 successi in partenza centrato dalla Juve di Platini. «Può essere un obiettivo» dice il francese che ieri il tecnico ha usato l'inedita arma del contropiede per sorprendere Mazzarri. «Sapevamo di dover sfruttare gli spazi. Non mi è piaciuto il possesso palla un po' debole nel secondo tempo ma questa Roma può giocare in modi diversi ed è una qualità». Se poi hai un Totti così è lecito sognare. «E' stato un leader in campo da seguire. Per conoscere bene Francesco devi allenarlo. E' un fuoriclasse e vederlo felice è una cosa bellissima».
Al resto ci ha pensato un Gervinho devastante «E' sempre un pericolo per gli avversari. Nel futuro farà ancora gol, ne sbaglierà altri, ma senza di lui quelle occasioni non esisterebbero. Di giocatori come lui nel calcio ne restano pochi».
A fine partita ha cercato Mazzarri sul campo per stringergli la mano. Non l'ha trovato, ma l'ha incrociato durante le interviste e gli ha augurato di fare «una buona stagione». Il toscano ringrazia e ricambia: «Garcia è bravo anche nelle dichiarazioni». Poi, però, lo spirito sportivo del tecnico interista si perde nell'analisi della sconfitta. «Una serata nata male, si capisce anche dall'errore del giudice di porta sul rigore: la Roma era assatanata. Non si spiega lo 0-3, ma a volte il calcio è così». Il solito, lamentoso Mazzarri. «Io guardo solo alla mia squadra, il resto non mi interessa» taglia corto Garcia. Alzi la mano chi adesso lo cambierebbe con Mazzarri.