GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Tutto è iniziato da lui. Da quel suo gol contro il Livorno che sembrava solo la rivincita di un centrocampista rimasto a secco nella scorsa stagione e invece ha restituito a lui, e di conseguenza alla Roma, fiducia e serenità
Fiducia Al Napoli ha segnato sei anni fa: era il 20 ottobre del 2007, in panchina per la Roma cera Spalletti, il De Rossi di allora era simile a quello di oggi. Non nel fisico (i capelli erano rasati, la barba non cera e tanti tatuaggi neppure), ma nellanima: sereno, con tanta fiducia nei propri mezzi, a suo agio in una squadra che si conosceva a memoria e che a fine stagione arrivò a sfiorare anche lo scudetto. Aveva la testa libera nel 2007, ha ricominciato a sentirsi così questanno. Merito, soprattutto, di Rudi Garcia. Che infatti ieri ha detto: «Non è normale che un giocatore giochi bene con la nazionale e non con il club». Chiaro, fin troppo, il riferimento a Daniele e al suo straordinario anno azzurro che ha fatto da contraltare alle ombre romaniste.
Duelli Stasera si ritroverà di fronte avversari che spesso lo hanno costretto agli straordinari. Ci sarà Inler, che lo ha citato spesso come suo modello e che lo insegue nella classifica dei giocatori con più tocchi: 601 il romanista, 587 il napoletano. E poi ci sarà Hamsik, che spesso gli ha fatto vedere le streghe. Con Pjanic e Strootman non al meglio, De Rossi sarà chiamato persino a dare qualcosa in più. Dovrà essere lui a guidare il centrocampo e a dare ordini (e ordine) ai compagni. Non dovrebbe neanche dispiacergli troppo, visto il sogno di bambino rivelato anni fa in unintervista: «Da piccolo volevo fare il giudice. Mi è sempre piaciuto comandare».