IL TEMPO (A. AUSTINI) - Venti gol fatti, appena uno subito. Numeri da record. E sei ieri era un esame da scudetto, la squadra di Garcia l'ha superato col massimo dei voti. Non l'ha spaventata neppure l'Inter di Mazzarri
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Venti gol fatti, appena uno subito. Numeri da record. E sei ieri era un esame da scudetto, la squadra di Garcia l'ha superato col massimo dei voti. Non l'ha spaventata neppure l'Inter di Mazzarri, che fino a ieri aveva subìto tre gol e ieri ne ha beccati altrettanti in soli 45'. Attonita di fronte alla forza, la velocità e la compattezza di una Roma pazzesca. Se vinci nel fortino di Mazzarri con tale autorità c'è da pensare che sia un anno magico.
Totti è bionico e a tratti commovente. A 37 anni gioca una gara da fenomeno, l'ennesima. Ma c'è la mano di Garcia anche sul settimo capolavoro: sceglie gli stessi undici che hanno massacrato il Bologna e chiede ai suoi di lanciare Gervinho appena possibile. Una mossa nuova rispetto alle partite precedenti che diventa letale. L'ivoriano fa a fette la difesa nerazzurra, spostandosi da destra a sinistra e viceversa. A volte sembra un giocatore della Playstation per la facilità con cui accelera e salta avversari.
Dall'altra parte Mazzarri si tiene tre punte in panchina e affianca il solo Alvarez a Palacio. Braccino corto. La richiesta del tecnico toscano è evidente dall'inizio: pressare alto per inceppare i meccanismi dei giallorossi. La strategia funziona per una manciata di minuti, non appena il centrocampo romanista si mette in moto - sempre più rodata l'intesa del trio delle meraviglie in mediana - i difensori riescono a trovare con continuità la sponda di Totti e la corsa di Gervinho.
Il nuovo idolo romanista parte a duemila e semina il panico. Suo al 18' l'assist a Totti per il vantaggio dopo il terzo errore di fila di Ranocchia: il diagonale del capitano è imprendibile. Gervinho si crea anche la palla del raddoppio ma si perde sul più bello. Bravissima e fortunata la Roma: il tiro quasi perfetto di Guarin colpisce il palo interno.
E' il momento migliore dell'Inter, uscita fuori più con l'orgoglio che col gioco, ma i giallorossi tengono botta e un altro lancio lungo per Gervinho frutta il rigore del raddoppio: Pereira stende l'ivoriano al limite dell'area, forse un centimetro fuori, Totti firma il 12° gol della carriera ai nerazzurri e il 14° alla «Scala del calcio» che deve inchinarsi ai suoi piedi.
A quel punto pensi che la Roma gestisci e ti sbagli. Altro ripartenza, altro gol: Strootman con una giocata divina manda in porta Florenzi che in diagonale fa secco per la terza volta Handanovic. Oltre al Bologna, anche l'Inter gli porta fortuna: un centrocampista trasformato in un ottimo attaccante, altro merito del maestro Rudi.
Nell'intervallo Mazzarri capisce che Palacio da solo lì davanti è una pecorella smarrita e gli affianca Icardi, entrato al posto di Pereira che deve prendersi l'Aulin per colpa di Gervinho. L'Inter passa a quattro e si mette a «specchio», la Roma potrebbe subito colpirla con Florenzi ma Handanovic c'è. Pjanic si fa male ed entra l'eterno Taddei, di là c'è il talento Kovacic al posto dell'impreciso Taider. Milito entra a giochi fatti,
Gervinho non vuole infierire e si mangia il poker dopo l'ennesima sgroppata.
Fa impressione anche la facilità con cui la Roma «congela» la ripresa, vissuta quasi totalmente nella metà campo difensiva ma senza affanni eccessivi, con Benatia, Castan e De Rossi muro invalicabile. Neanche l'espulsione di Balzaretti scuote i giallorossi. Standing ovation per Totti, terza vittoria di fila nella Meazza interista e quattromila romanisti a sgolarsi. Ora il Napoli. Ovunque si giochi: la Roma vuole l'ottava meraviglia. Per continuare a sognare.