Il modello sicurezza di Coppa? Replicabile solo in parte

19/09/2013 alle 09:44.

CORSPORT (F. M. SPLENDORE) - Il derby di Roma, finale di Coppa Italia, il 26 maggio scorso, è qualcosa che ricordano tutti come l’evento perfetto dal punto di vista dell’organizzazione sportiva e dell’ordine pubblico. Venne anticipato da un monito forte del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro: «Mai più derby in notturna». E infatti, su

Quello era un evento organizzato dalla Lega che ebbe la possibilità di realizzare una divisione “diagonale” dello stadio (Tevere e Sud alla Roma, Monte Mario e Nord alla Lazio) creando due vie d’accesso all’impianto rigidamente separate: domenica c’è un club che organizza, la Roma, con i suoi abbonati in tutti i settori, che non potranno traslocare. Quindi come evitare, per esempio, le commistioni sul tristemente noto ponte Duca d’Aosta? E poi: non potranno esserci gli steward e i capi steward da tutta Italia.

Insomma, le linee operative di partenza appaiono diverse: di ripetibile c’è solo il rischio alto che l’Osservatorio dà alla gara e l’attività di prevenzione e controllo uniformata a quel tipo di evento a rischio. Auguriamoci un derby di sport e un derby civile perché ognuno saprà fare la sua parte. Non tifosi compresi, perché i tifosi fanno sempre la loro parte. Violenti compresi, qualora volessero provare a rovinare la festa. E se spostare un derby di orario può creare danni commerciali, ma la gente poi per vederlo si organizza sempre, spostarlo di à danneggerebbe i tifosi, non i violenti: che gli appuntamenti se li danno in ogni stadio d’Italia e forse non sanno nemmeno che partita c’è. (...)