IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - Rudi Garcia predica prudenza. E fa bene. Perché ci si mette un attimo a passare dallentusiasmo per le prime due vittorie in campionato allo sconforto per leventuale prima sconfitta. Eppure anche lui, uno duro, uno attento ai dettagli, uno che si infuriava per i gol subiti in amichevole, domenica
Mentre a Livorno a colpire era stato il dato sul possesso palla (che recitava 66% contro 33%). Stavolta a sorprendere immediatamente è la cosiddetta pericolosità, ovvero un valore che tiene in considerazione quattro variabili (capacità di mantenere il possesso palla, di verticalizzare, di giungere al tiro, di creare occasioni da rete). La Roma, in una scala da 1 a 100, contro il Verona ha totalizzato 90 contro il 31,7 degli avversari. E poi i tiri, perché questa squadra tira tanto, da dentro, da fuori, dappertutto. Sono state 25 le conclusioni di domenica, di cui 12 nello specchio contro i 2 soli tiri dalle parti di De Sanctis. A Livorno erano stati 3. Traduzione: in due partite la Roma ha subito soli 5 tiri in porta.
E anche questo è un bel segnale di equilibrio della squadra. Un gran bel collettivo nel quale spiccano anche le individualità. Probabilmente su tutte quella di De Rossi. In gol al debutto stagionale, straripante col Verona. Se i dati forniti dalla Lega non sono errati, allora sono semplicemente mostruosi. Perché nella classifica dei passaggi riusciti, i primi quattro della graduatoria sono tutti romanisti. E fin qui ci si arriva facilmente, visto landamento della partita. Ma a stupire è il distacco tra il primo e tutti gli altri. Al quarto posto per passaggi riusciti cè Strootman con 60, al terzo Pjanic con 65, al secondo Totti con 69 e poi un abisso con De Rossi che svetta a quota 104. Pjanic, Strootman e Totti primeggiano anche nella classifica dei tiri, rispettivamente con 5, 4 e 4 conclusioni a testa. A conferma che con larrivo di Rudi Garcia la Roma sembra aver messo da parte un difetto atavico, quello di voler entrare in porta con la palla al piede. Ora no, ora si prova da fuori e si prova bene perché ci sono grandi tiratori. Adesso due settimane di attesa per avere ulteriori conferme a Parma (il terzo indizio è pur sempre una prova).
Il tecnico romanista avrà tempo per curare i dettagli e magari anche per studiare i numeri. Quelli appena analizzati e molti altri. Magari pure quelli meno tecnici ma più cabalistici. Ci sono infatti delle forti analogie tra la stagione in corso e quella 2007-2008. Due campionati fin qui gemelli anche se divisi da un giorno: allora la prima fu il 26 agosto, stavolta il 25, la seconda il 2 settembre, stavolta il primo. E così via. Fu quella lultima volta che la Roma partì con due vittorie: prima il 2-0 a Palermo, quindi il 3-0 al Siena allenato da Mandorlini. Ma non finisce qui, perché poi anche allora ci fu la sosta. Alla ripresa una trasferta di media difficoltà. Stavolta sarà a Parma, nel 2007 fu a Reggio Calabria e fu ancora vittoria (2- 0). La Roma si presentò a punteggio pieno allo scoglio della quarta e arrivò il pareggio amaro con la Juve (2-2). Stavolta non sarà Juve, ma conterà ancora di più e sarà importante rompere eventuali ulteriori analogie tra i due campionati. Tanto più che nelle seguenti due giornate (la quinta e la sesta con tanto di turno infrasettimanale) la Roma di Spalletti frenò bruscamente contro Fiorentina (2-2) e soprattutto Inter (1-4). Per la Roma di oggi ci saranno avversari più semplici (Sampdoria e Bologna) per provare a fare più punti possibile, per far trasformare in vero fuoco la fiammella di entusiasmo data dalle due vittorie appena ottenute. 2007-2013, parallelismi affascinanti, ma forse ha ragione Garcia: «Ora restiamo umili». Anzi, senza forse.