Preso Babù per tesserare Gervinho. Da Trigoria: «È tutto nelle regole»

07/08/2013 alle 10:29.

IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Dopo aver tesserato qualche settimana fa l’ivoriano Konaté (già spedito in Spagna al Lleida Esportiu, formazione di Segunda Division B) per liberare il posto extra Ue a Maicon, il d.s. Sabatini ha concesso subito il bis.

 
Stavolta il prescelto è De Oliveira Anderson Rodney, alias Babù, 32enne arrivato in Italia 12 anni fa con la benedizione di Cafu. L’arrivo del brasiliano, con un passato simile all’ultima edizione del giro d’Italia (Salernitana, Lecce, Venezia, Verona, Catania, Triestina, Avellino, Roma nella Cisco, poi trasformatosi in Atletico, Pergocrema, Latina e Paganese le squadre in cui è stato) e la pronta cessione all’estero (anche per lui dovrebbero a breve aprirsi le porte di un club minore in Spagna) permetterà alla Roma di tesserare Gervinho, che si sta allenando a Trigoria. Un modo per aggirare il tetto sugli extracomunitari, tra l’altro non nuovo a che due anni fa tesserò Mendy e Koffi, due ragazzi ivoriani, per poi mandarli a giocare in Belgio. Tetto agli extracomunitari dovuto alla Legge Bossi-Fini, che ne disciplina i flussi. 
 
Per ogni extracomunitario che entra in Italia per giocare a calcio, infatti, ne deve uscire uno, mentre dentro le frontiere i calciatori si possono muovere senza vincoli.
Applicato al calcio, l’operazione-Babù (che ieri ha declinato l’invito a rilasciare dichiarazioni, dopo il divieto ricevuto dalla Roma) è il più classico degli espedienti per aggirare una norma che se sta facendo storcere il naso da tempo all’Assocalciatori, al punto che verrà discussa la sua modifica prossimamente in Consiglio federale. 
 
Il club giallorosso, però, replica a chi gli ha già affibbiato la scomoda etichetta di “furbetti del mercatino”: «La nostra è una virtuosa applicazione della legge – spiegano a Trigoria - poiché permettiamo a calciatori praticamente espulsi dal sistema di tornare a giocare all'estero percependo uno stipendio che in Italia non avrebbero più. Ovviamente non è beneficenza - sottolineano ancora da Trigoria - dietro ci sono degli interessi, ma si tratta comunque di operazioni lecite e intelligenti».
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