IL TEMPO (G. GIUBILO) - Potrebbe diventare il best seller dell'editoria autunnale, un titolo scontato ma sempre affascinante, «le ultime parole famose». Andremo a rileggerle con un pizzico di cattiveria, specialmente da parte di chi non era stato in grado, per livello di censo tecnico ed economico, di lanciare proclami ambiziosi. Come una
Con l'orgoglio che è stata sempre la sua prerogativa, Walter Mazzarri aveva giurato su un pronto ritorno dell'Inter alle sue storiche tradizioni, per ora rispettati soltanto i deprimenti livelli del finale di stagione. Dunque, i disastri juventini a partire dal trofeo Tim, consegnato al Sassuolo, e non è che al Milan fosse andata molto meglio. Per i nerazzurri, il tuffo nell'ambito internazionale è stato a dir poco traumatico, prima la ridotta competitività contro il Chelsea del suo Mourinho, che ha dato la sensazione di non infierire, poi la catastrofe di fronte al Valencia, che non pretende di inserirsi tra le potenze mondiali. Morale della favola, la passerella statunitense potrà proporre una sfida classica, quella tra Juve e Inter, obiettivo comune quello di schivare l'ultimo posto in questa umiliante Champions Cup.
Modesti risultati anche per il Milan, che per altro si era presentato senza esaltazioni, il Napoli re del mercato, in uscita e in entrata, non ha regalato un grande proscenio al nuovo idolo Higuain. Figuraccia contro il Porto, neanche la consolazione di una trattativa per Jackson Martinez. Per il momento salve, tra le più ambiziose, la Fiorentina che ha condotto una straordinaria campagna estiva, e la stessa Roma votata alla ricostruzione, però finora il livello dei rispettivi impegni non è stato proibitivo.
Qualche stento anche per la Lazio, presto per i segnali di allarme. Tra la parole da rileggere, quelle di Abete e di Beretta sulla ritrovata nobiltà dell'Italia calcistica. Amen.