La Roma scopre le maniere rudi

15/07/2013 alle 09:24.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Visto dall’interno, Rudi Garcia è un allenatore ancora tutto da scoprire ma come uomo si è già guadagnato il rispetto del gruppo. Sarà perché l’altro giorno non si è preoccupato di confront

IL SENSO DEL LAVORO

Un allenatore pratico, deciso. Non simpatico ma nemmeno scontroso. Determinato, se mai. Smanioso di fare. Per andare da qui a là non serve fare tanta strada inutile: basta correre dritti verso il traguardo. Ecco la sua filosofia. Di vita e di calcio. Un calcio semplice, cioè fatto di cose semplici. E la sua cura maniacale dei particolari (tipo un campo piuttosto che un altro per via del terreno) non è patologia, ma soltanto la ricerca dello strumento migliore per centrare il bersaglio. Raccontano che rispetto a Luis Enrique, un altro accolto nello spogliatoio con scetticismo, è meno complesso (complicato?) nell’organizzazione del lavoro: l’asturiano per farsi seguire aveva bisogno dell’aiuto di un motivatore, Rudi invece è il motivatore. Si sforza di parlare in italiano (che capisce), quando è in difficoltà usa il francese (il traduttore è sempre al suo fianco, anche in campo) ma durante il lavoro si fa capire bene. Prima di ogni allenamento raduna la squadra in mezzo al campo, spiega ai giocatori che cosa andranno a fare e poi dà il via ai lavori. Alla squadra ha dato poche, ma ferree regole. Soprattutto sugli orari: chi ritarda, la paga cara. Per una questione di rispetto verso gli altri, ha spiegato. Controlla personalmente gli arrivi e le partenze in pulmino dal campo. E sabato, in privato, si è fatto sentire con estrema fermezza con Osvaldo, che aveva litigato con i tifosi, dopo essersi schierato pubblicamente dalla parte dei giocatori.

ACQUA PERSONALIZZATA

In campo ha obbligato ogni giocatore ad avere una bottiglietta di acqua personalizzata: ognuno ha la sua, numerata, e può, anzi deve usare soltanto quella. Così se ne spreca di meno, ha assicurato. Per capire un po’ meglio il personaggio, ha ordinato alla squadra di andare in campo - durante l’addestramento con il pallone - con i parastinchi. Perché le partitine devono essere giocate ai ritmi della partita vera. Questo spiega come mai i giocatori (qualcuno ha chiesto di essere esentato) si presentano con i calzettoni tirati su. Intensità e velocità, ecco due tasti battutissimi. E palla sempre a terra. Vietato alzarla, a meno che non sia indispensabile.

A SCUOLA DI

Dall’interno filtra che Rudi ha già annunciato al gruppo che il sistema di gioco sarà il . E sta lavorando per metterlo a punto in fretta. Dicono che alcuni schemi in fase offensiva ricalcano quelli di Zdenek Zeman, mentre quelli per la fase difensiva sono tutta un’altra cosa rispetto al boemo. L’attenzione a non prenderle è pari a quella di darle. Al momento sta lavorando con mezza Roma e con tanti giovani che nulla avranno a che fare con la prima squadra, però il suo atteggiamento è quello di uno che se ne frega di chi c’è (e di chi non c’è) e va avanti seguendo il proprio cammino. Un esempio: con
in vacanza e Osvaldo in palestra, usa tranquillamente Borriello, destinato ad andar via, quando c’è da provare questo o quello schema offensivo. Tutti sono uguali, tutti sono della Roma. Vietato scherzare durante l’addestramento, però.

ECCO I SAGGI

Il Gruppo dei Saggi, il suo punto di riferimento all’interno della squadra, è in via di definizione. Oltre a , uno che sembra certo di entrare a farne parte è Burdisso, con Balzaretti e
in odore di ingresso. Poi ci sarebbe . Chi conosce bene Daniele e sta imparando a conoscere (apprezzare) , è pronto a scommettere che i due legheranno alla prima stretta di mano. Rudi è stato esplicito («Se resta è meglio per noi»), va capito se DDR (e il ds
) sono dello stesso avviso.