IL ROMANISTA (D. GALLI) - Ci sono cinque motivi per non cedere De Rossi. Né ora, né mai. Anzi, cinque sono pochi. Però sono gli stessi che, a detta di "Panorama", la Roma ha per cederlo
1. ETÀ - Scrive "Panorama": «La carta didentità non gioca affatto a favore di Capitan Futuro, che pazientando ancora qualche anno prima di vedersi insignito della fascia, rischia di veder spuntare rughe e capelli bianchi». A De Rossi conviene andarsene «perché le incomprensioni sotto Baldini e Sabatini e la gestione tecnica di Zeman, probabilmente hanno rovinato un rapporto roseo sbocciato dai tempi dellinfanzia». Ma non solo. «Forse conviene ancor di più alla società, ora che litaliano compirà ormai 30 anni il prossimo 24 luglio e non è più un giovanotto». A parte il fatto che il rapporto «roseo» non è «sbocciato», perché la Roma non è un qualcosa che sboccia ma un qualcosa con cui nasci, non si capisce perché mai letà sia un problema. Anzi, semmai il problema di questa Roma è stato finora lopposto: una squadra troppo giovane, spesso inesperta, che dei valori della maglia, del senso dappartenenza che acquisisci con la maturità, ha saputo poco o nulla. I prospetti, i crack ventenni, i Lamela e i Marquinhos, sono i benvenuti. Ma assieme a loro servono dei calciatori esperti, che guidino lo spogliatoio, gente come Totti e De Rossi, ma anche come lormai ex Perrotta. Gli scudetti si vincono così.
2. AFFARI - «In passato - dice "Panorama" - il nome di De Rossi si sposava bene solo con cifre da capogiro; 35/40/45: ok, il prezzo è giusto. Oggi le cose sono notevolmente cambiate, perché De Rossi per una cifra che sfiori i 15 milioni di euro (ma anche qualche milioncino meno), verrà con tutta probabilità ringraziato e salutato da Sabatini, Garcia e Pallotta tutti assieme. E questa è lultima occasione per incassare un gruzzoletto significativo dalla sua cessione da poter reinvestire sul mercato. I 30 sono il giro di boa della irrimediabile svalutazione di un giocatore; passato quel traguardo, la strada è tutta in discesa. Ma per gli acquirenti». Il «gruzzoletto significativo», in realtà, la Roma non lo ha realizzato nemmeno un anno fa, quando a Trigoria ricevettero una proposta indecente (in negativo) dal Manchester City: cifre di gran lunga (ma di gran lunga) inferiori ai ventilati 30 milioni. Stando al ragionamento del settimanale, un fuoriclasse come De Rossi andrebbe quindi svenduto per incassare una somma modesta. Basterebbe sfiorare «i 15 milioni di euro», con aggiunta di una parentesi: «ma anche qualche milioncino meno».
3. INGAGGIO MONSTRE - Per "Panorama", la terza ragione per cedere De Rossi è lingaggio. «Un conto è percepire stipendi da capogiro a Parigi o a Manchester, dove i rispettivi sceicchi continuano a fare le fortune - economiche - dei propri giocatori, ne sanno qualcosa Ibrahimovic e Aguero. Un altro è guadagnare 6 milioni di euro netti, in una società come la Roma, che al contenimento dei costi legati agli stipendi fa grande attenzione, con alcune comprensibili eccezioni (Totti). (...). Leventuale cessione del centrocampista romano consentirebbe un sensibile abbassamento del monte ingaggi. E con il fair play finanziario che incombe, sarebbe un bel passo avanti». Ora, è vero che il «contenimento dei costi» è un obiettivo dellad Claudio Fenucci, ma lo era anche un anno fa, quando a De Rossi fu offerto un rinnovo a quelle cifre ritenute - adesso - «monstre». E se la Roma lo ha fatto, e lo ha fatto non dieci anni fa ma dodici mesi fa, è perché era convinta che il famoso o famigerato progetto passasse per i piedi di un calciatore che già un anno fa non poteva considerarsi certamente più giovane (vedi il punto 1...). Non conquisti uno scudetto senza i top player. Per capirci, se la Roma non avesse preso Batistuta pochi giorni dopo uno dei giorni più infausti di chi romanista lo è dalla nascita, quasi certamente non avrebbe vinto il campionato.
4. RENDIMENTO IN CALO - "Panorama" cavalca poi il cavallo di battaglia degli antiderossiani, quello del calciatore double face: «Le buone, buonissime, prestazioni offerte con Prandelli in Confederations Cup non sono affatto quelle mostrate nel repertorio personale delle ultime stagioni giallorosse. Apparso appannato in campo, anche per le tensioni dentro e fuori lo spogliatoio che ne hanno mi nato la serenità». Vero tutto. O quasi. È vero che in quelle dieci, quindici, partite stagionali in azzurro De Rossi ha giocato meglio che nelle 29 con la maglia della Roma. Ma è vero anche che il rendimento è stato condizionato dalle «tensioni dentro e fuori lo spogliatoio». Il punto è proprio questo. De Rossi gioca da De Rossi quando è tranquillo, quando sa di godere della stima del suo allenatore, quando non viene quotidianamente insultato da quella che dovrebbe essere la sua gente. E che forse non sente più come la sua gente. Solo la sua Curva non lo ha contestato. Mai. Solo: ecco, questo è il problema.
5. GARCIA E IL SISTEMA DI GIOCO - Sostiene "Panorama": «Larrivo del tecnico francese (...) cambia le carte in tavola. Il suo modulo preferito è il 4-3-3 o, alloccorrenza, il più offensivo 4-2-3-1. Il centrocampo è il settore cruciale del gioco di Rudi Garcia, che a Lille era solito schierare un playmaker affiancato da due mastini (...) capaci di buttarsi negli spazi alloccorrenza. E con leventuale approdo del tuttofare Nainggolan le caselle del centrocampo verrebbero completate con Pjanic e Florenzi (o Bradley, se dovesse restare). (...). La strada intrapresa sul mercato, però, pare ormai questa. E porta alluscita di scena di De Rossi». Quindi Nainggolan è più forte di De Rossi? Quindi De Rossi non potrebbe fare lintermedio di centrocampo, come fa con la Nazionale? E nelleventualità che potesse farlo, De Rossi sarebbe peggio di questo Pjanic qua e di un Bradley e di un Florenzi che, per carità, sono due splendidi esempi di professionalità, ma che sono pur sempre Bradley e Florenzi? Il rischio, a pensarla così, è quello di avere un Panorama limitato.