IL ROMANISTA (V. VERCILLO) - Nove anni damore. Solo così si può definire la storia di Simone Perrotta alla Roma. Una storia fatta di alti e bassi, ma senza che il numero 20 abbia mai fatto mancare niente alla maglia giallorossa e ai suoi tifosi: impegno, passione, onore, rispetto. Il tutto ricambiato. E dopo ben nove stagioni,
Il rammarico maggiore però è per lultimo derby perso in Coppa Italia, lultima volta che Perrotta ha calpestato il campo da gioco con la maglia della Roma: «Non doveva finire così, è un dolore che difficilmente riuscirò a superare. È lo sport che ci ha abituato a subire queste sconfitte e il rammarico è che non potrò rifarmi. Doveva andare in un altro modo per tutti, era scritta in un altro modo. Mi resterà questultima gara anche se nel mio cuore ci sono tantissime altre vittorie, proverò a ricordare quelle».
La conclusione è dedicata alla nuova Roma, che proseguirà senza di lui: «Come sono entrato in punta di piedi, è giusto che me ne esca in punta di piedi. Il prossimo anno sicuramente andrà meglio, peggio è difficile - sorride Perrotta, eletto a gennaio nel consiglio federale della Figc come componente dei calciatori -, è una società che ha una programmazione, una proprietà che spenderà dei soldi per rinforzare la squadra, anche lallenatore mi sembra una persona per bene che ha vinto in Francia e potrà ripetersi anche qui».
Perrotta alla Roma ha dato tanto, forse più di quanto chiunque potesse aspettarsi. Trecentoventisei presenze, quarantanove gol, il tutto condito da impegno inappuntabile e rispetto per maglia e tifosi. Tifosi che, dopo un primo periodo di titubanza, hanno capito luomo e il giocatore, ed hanno imparato ad amarlo. E lhanno dimostrato anche questanno, con quellabbraccio che ha fatto commuovere un po tutti dopo il suo gol a Siena, il primo dopo tanto tempo. Un gol con cui si è preso la soddisfazione di tornare ad essere decisivo trovando langolino con un preciso destro dal limite su corta respinta di Rubin. Lesultanza verso il settore ospiti, labbraccio di quella che ormai è diventata la sua gente, sono ricordi che difficilmente riuscirà a cancellare. Consacrato anche dal resto del mondo del calcio nel 2006, lanno in cui Spalletti lo fece brillare schierandolo da trequartista, facendolo diventare una pedina irrinunciabile nelle 11 vittorie consecutive della Roma. Lanno in cui fu scelto da Marcello Lippi e divenne campione del Mondo assieme ai suoi compagni di squadra, di vita: Daniele De Rossi e Francesco Totti. Ora, dopo nove anni, è tempo di chiudere un ciclo. «Nove anni fantastici». E soprattutto grazie a te, SuperSimo.