Rudi, l'equilibrista tra Luis e Zdenek

13/06/2013 alle 09:31.

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Tre anni e tre allenatori diversi. Un dato comune, oltre a quello dei risultati pessimi, a tratti umilianti: il 4-3-3. Così Luis Enrique, così Zdenek Zeman, così sarà anche Rudi Garcia. Stessi numeri, tre modi diversi di interpretarli. Chi lo vuole orizzontale, chi verticale. Garcia per certi aspetti è più vicino

 
IL SUO LILLE
Ecco i campioni di Francia 2011: Landreau; Debuchy, Rami, Chedjou, Beria; Balmont, Mavuba, Cabaye; Hazard, Sow, Gervinho. I terzini spingono in contemporanea, uno dei due, Beria, diventa di fatto un attaccante esterno, creando quindi una sorta di 3-3-1-3 che, per inciso, è il celebre modulo teorizzato da Bielsa. Il mediano Mavuba arretrava a copertura della difesa. E Hazard partiva da destra e si accentrava spesso da trequartista. Quindi, in fase offensiva: Hazard più i tre davanti Gervinho, Sow (capocannoniere nel 2010/11 con 25 gol) e appunto Beria, il terzino. Caratteristiche del modulo: velocità, molto pressing, preferibilmente pochi lancioni in avanti e, soprattutto, possesso palla. Tanto, alla Luis Enrique (forse è più auspicabili dire alla Guardiola). Ecco i dati del possesso medio per gara del Lille nelle cinque stagioni della gestione di . Stagione 2008/09: 52%; 2009/10: 54%; 2010/11: 55% (record Ligue 1 della stagione); 2011/12: 58% (record Ligue 1 della stagione); 2012/13: 55% (record Ligue 1 della stagione); Media complessiva: 54,8%. vuole calciatori dai piedi buoni, dinamici, veloci, reattivi. Le fasce sfruttate più per la proposizione che per la sovrapposizione. Attaccanti più inclini a accentrarsi che non al cross dal fondo. Squadra non particolarmente «cattiva»: media di 1,72 ammonizioni/partita nei cinque anni di Lille. Squadra che va al tiro spesso e volentieri: 14 volte/medie per partita nell'ultimo campionato. Quella di Luis non tirava, quella di Zeman sì.
 
LA ROMA CHE SARÀ
Detto questo, la prima considerazione che viene in mente è sul ruolo di . Daniele è perfetto per il ruolo di centrale davanti alla difesa, pronto a schierarsi in mezzo ai due stopper per lasciare avanzare i terzini e chiudere le traiettorie della palla e le imbucate degli avversari. Ma la sua presenza resta in bilico per tutta una serie di motivi ormai noti. Con , il della situazione (o Paulinho) può fare l’intermedio, senza farà o farebbe il centrale, un po’ quello che faceva Mavuba nel Lille o Busquets nel . I terzini attuali non vanno bene per quel tipo di calcio. Paradossalmente quello adatto sarebbe Dodò. Per adesso può contare anche su Balzaretti, che è difficile piazzare sul mercato e forse merita anche un’altra chance, visto che la scorsa stagione dovrà essere per tutti irripetibile. Però intanto tiene d’occhio il suo pupillo , sperando non sia il José Angel di Luis Enrique. A destra attualmente ci sono e Piris. Jung, visto che non si può nemmeno sognare Dani Alves, è quello che - sulla carta - più si adatta all’interpretazione di terzino d’attacco: corsa, gamba, tiro. Insomma, le fasce sono da rifare. I centrali vanno bene, perché in Marquinhos, e (per ora anche Burdisso e Romagnoli) c’è fisicità, velocità e tecnica. In attacco resta l’incognita Osvaldo, che quasi sicuramente sarà ceduto per poi acquistare un attaccante esterno (Payet è un papabile). La società ha deciso di puntare su centravanti e a destra su Lamela. , come sempre e finché ne avrà, farà l’esterno trequartista o la punta centrale.