Grazie Roma, ma vado al Tottenham

07/06/2013 alle 13:14.

PANORAMA.IT (R. VETERE) - Franco Baldini saluta la Roma, si scusa e se ne va. Un addio arrivato dopo poco meno di 2 anni in qualità di d.g. nell’organigramma societario; l’ennesima stagione fallimentare l’ha spinto a rassegnare le dimissioni e a decidere di cambiare aria.

 
Ciao Franco, grazie e addio, è invece il saluto della società, che nel congedarlo trova il tempo per augurargli “il meglio per le sue attività future". 
 
Detto, fatto. Baldini è infatti a un passo dal Tottenham e in tasca ha un biglietto aereo valido Londra, dove lavorerà al fianco del presidente Levy e di Andrè Villas Boas; probabilmente rivestirà il ruolo di direttore tecnico con delega al mercato. Ancora una volta cadrà in piedi, Franco, ed è un po’ la storia della sua carriera. 
Tornato nella capitale nell’ottobre del 2011, dopo il lasciapassare della FA inglese, non ha visto sbocciare la storia d’amore che avrebbe sognato. Da subito, piovono critiche: le scelte di Luis Enrique e Zeman e un mercato ricco di nomi non sempre di qualità. I , , Marquinho, Balzaretti, Piris, Osvaldo, Bradley, in due anni hanno fruttato solo un 6° e 7° posto, con l’amara ciliegina della Coppa Italia persa proprio contro la Lazio.
 
Disguidi, incomprensioni ed errori di gestione. A cominciare dal caso , lasciato in disparte da Zeman, e “non tutelato dalla società”, hanno attaccato in molti. Passando per quel “pigro” indirizzato a , del quale Baldini si è presto pentito: una lesa maestà che a Roma non hanno ancora digerito. L’imperdonabile esclusione – per la tifoseria - di per mano del prescelto Luis Enrique, non contrastata adeguatamente dalla società. E quella scelta di Zeman presto sconfessata:“In quel momento eravamo convinti di voler proporre spettacolo alla gente, sapendo che non eravamo ancora pronti ad offrire risultati certi. Ma solo un’aspettativa di risultati. Ci sembrava fosse il momento giusto”,ha rivelato Baldini. Infine, la cattiva gestione della scelta del nuovo allenatore, platealmente indirizzata su Allegri, conclusasi con un pugno di mosche.
 
Ma Baldini, dicevamo, cade sempre in piedi. Così come accadde nella prima esperienza in giallorosso, iniziata nel '98 grazie alla scelta di Franco Sensi, che decise di inserirlo nello staff dirigenziale, fino a promuoverlo direttore sportivo. Un lavoro impeccabile che gli viene presto riconosciuto. I colpi , Samuel e Batistuta sono suoi e la Roma sale sul tetto d’Italia nel 2001, conquistando il terzo Scudetto della sua storia, sotto la guida di Fabio Capello. Ma non è un rapporto tutto rose e fiori quello tra i due italiani.
Quando Capello decide di passare alla , Baldini non la prende bene. Sono note le accuse che l’ex dirigente giallorosso scagliò contro , Milan e Gea in prossimità dello scoppio di Calciopoli. E le dimissioni, la prima volta, arrivarono quando la tensione del rapporto con Rosella Sensi – dopo il caso Mexes, costato un indennizzo di 8 milioni - era ormai arrivata al limite. Con una breve visita a Villa Pacelli salutò tutti. Ma la Spagna era già dietro l’angolo. 
 
Nel 2006 Capello lo chiama al Real Madrid - rapporto rinsaldato e amici come prima - orfano di Florentino Perez, finito nelle mani di Ramòn Calderon. A Baldini viene affidato il ruolo di . Nonostante la conquista della Liga, lo scarso gioco espresso dai blancos viene vissuto come uno sfregio alla tradizione madridista; salta Capello, sostituito da Schuster.
 
Ma ormai i due erano inseparabili. Pochi mesi dopo l’inizio di una nuova avventura, quella alla guida della Nazionale inglese, per Capello, e nello staff dirigenziale - come Assistant Manager -, per Baldini. Un’esperienza che profuma di rose: 9 vittorie su 10 gare qualificano l’Inghilterra ai Mondiali Sudafricani. Poi, l’eliminazione agli ottavi e il ritorno a casa. E prima dell’Europeo 2012, la FA toglie la fascia di capitano a Terry scavalcando Sir Capello. Inaccettabile. Arriva l’ennesimo rimescolamento di carte, ma qui le strade si dividono e in tempi diversi. Capello va in Russia alla guida della Nazionale, Baldini aveva già deciso – in ottobre – di riabbracciare la Roma. Ora la rottura. Di nuovo. 
 
Ma il Tottenham lo aspetta, a braccia aperte, e questa volta, quanto durerà?