GASPORT (R. PALOMBO) - Roma brontola e la perplessità è il segno distintivo dellimpatto con Rudi Garcia, primo francese a sedere su una panchina della serie A italiana, 61° allenatore della storia giallorossa, 4° della fin qui non proprio memorabile avventura americana. Non poteva essere altrimenti, dopo la «visione» baldiniana di
Il tifoso giallorosso ci perdoni lazzardo che sconfina nella blasfemia ma in questo Garcia sembra esserci qualcosa di Petkovic, la creatura che Igli Tare ha portato alla corte di Lotito. Nessuno avrebbe puntato un centesimo su di lui, e invece avete visto come è andata a finire. Complice anche, da parte di Petkovic, una padronanza della lingua italiana che ancora non appartiene a Garcia, lacuna che questi farà bene a colmare il più presto possibile. E altro comunque ciò di cui ha soprattutto bisogno il nuovo allenatore della Roma. Di tempo e di mano libera. Il contratto biennale, che sottoscriverà a breve, dice che il tempo sulla carta gli viene assicurato.
Non basta. Ci vuole una società forte e con le spalle larghe che abbia la forza e la volontà di proteggerlo. Sempre e tanto più allinizio dellavventura. Tutto il contrario, o quasi, di quello che la Roma americana delle troppe teste parlanti è stata fin qui. Congedato Baldini, la palla resta nel campo di Pallotta, Zanzi, Sabatini, Fenucci e Baldissoni. E responsabilità di tutti farla rotolare insieme nella stessa direzione.
Lultimo capitolo, la mano libera, chiama giocoforza in causa Francesco Totti, che della Roma è bandiera e storia. Compirà 37 anni a settembre, ha ancora un anno di contratto e dopo una stagione da numero uno in mezzo a tante comparse, aspira legittimamente a un prolungamento che premi la sua longeva fedeltà. Deve essere però chiara una cosa: le due stagioni di Totti devono rappresentare per le due stagioni di Garcia unopportunità e non un vincolo. A buoni intenditori poche parole. A tanti, come ce ne sono dentro e intorno alla Roma, pochissime.