IL ROMANISTA (V. META) - Bagno più di pioggia che di folla per James Pallotta, che dopo il Vaticano ha fatto un salto anche dalle parti di Palazzo Chigi. Soltanto di fronte, però, per presentare il nuovo logo al Romastore di piazza Colonna. Dove non si è parlato solo di marketing, visto che la prima domanda per il presidente riguarda
Pallotta entusiasta anche quando si parla di stadio: «In un paio di mesi ci sarà lannuncio del progetto e rimarrete piacevolmente sorpresi dal design del nuovo impianto, che sarà uno dei migliori in Europa, non solo per quanto riguarda il terreno di gioco ma anche per tuttio quello che ci sarà intorno. Vedrete, cambierà tutto». Intanto, però, cè da finire la stagione con la finale di Coppa Italia, che potrebbe dare tuttaltro senso a quella che, precisa Pallotta, «è la mia prima annata da presidente, non la seconda, perché ad agosto festeggerò un anno». Il derby, appunto: «Sono venuto apposta per vederlo - sorride Pallotta - e non vedo lora di essere allo stadio. Sono molto eccitato».
Anche perché di motivi per stare allegri, guardando la classifica, non è che ce ne siano molti (a meno di guardare alla posizione subito sotto, ma questo è un altro discorso): «È chiaro che a me non piace perdere e mi dispiace che la squadra non sia riuscita a qualificarsi alla Champions League. Il nostro, però, è un progetto a lungo termine e sicuramente nei prossimi anni saremo in Champions, non cè ragione per cui non debba essere così. Un bilancio della stagione? Abbiamo fatto molte cose buone, a cominciare dal lavoro di valorizzazione dei giocatori che hanno preso Sabatini e Baldini (che Pallotta chiama sempre "Walter and Franco", ndr). Non abbiamo fatto il lavoro migliore per quanto riguarda la scelta iniziare dellallenatore. Molto bene è andata sul fronte del marketing e del merchandising».
Al discorso commerciale si lega quello relativo agli investimenti per il prossimo anno: «Quanti soldi spenderemo? Dipende, vedremo anche quello che riusciremo a fare con il marketing. Sarebbe senza senso dire una cifra adesso, è chiaro che noi tutti vorremmo essere una squadra importante, un top team. Il problema è che per riuscirci dobbiamo competere con le squadre di tutto il mondo, non soltanto con quelle che abbiamo battuto».