CORSERA (L. VALDISERRI) - «O tutto o niente ». Lo dice con il sorriso, come ci ha abituato in questi cento giorni di panchina, ma il concetto di Aurelio Andreazzoli è forte. E molto vicino alla realtà. Il derby contro la Lazio, finale di Coppa Italia in gara uni
Niente è questo: fuori per il secondo anno dallEuropa; un danno economico vicino ai 15 milioni di euro; un danno dimmagine anche peggiore; la necessità di cambiare allenatore al più presto anche se Allegri incontrerà Berlusconi solo giovedì prossimo. Nella stagione scorsa la curva Sud espose uno striscione, rivoluzionario per il calcio italiano, dove era scritto: mai schiavi del risultato.Ma la Roma, in questa finale, sarà o no schiava di una vittoria necessaria? «Credo sia una parola forte, anche se il risultato sarà importantissimo per tanti motivi. Non penso, però, che la vita mia o dei tifosi sarà penalizzata dal risultato. Se perderò, non mi sentirò schiavo. Chi vuole partecipare a un evento sportivo deve contemplare anche la sconfitta, altrimenti si sta a casa. Lo sport è questo da sempre, non lo invento io».
Accettare la sconfitta, ma fare di tutto per vincere: «Le aspettative erano di un certo tipo, a inizio anno, poi si è tutto complicato. Siamo ancora in condizione di poter ottenere molto. Questa finale può trasformare la stagione in esaltante. Mi sento fortunato a partecipare a un evento così e me lo voglio godere in senso positivo. Come spero faranno tutti quelli che verranno allo stadio». Osvaldo è favorito su Destro, Marquinhos giocherà a destra. De Rossi e Bradley preferiti a Pjanic. In tribuna ci sarà il presidente James Pallotta, che ha fama di portafortuna e venerdì ha visto vincere lAcea in gara-1 della semifinale playoff contro Cantù. Ma tra basket e calcio, a Roma, cè una bella differenza. Soprattutto quando è derby.