CORSPORT (M. EVANGELISTI) - Ma sì che sarà anche la sua serata. Comunque finisca. Neppure Jim Pallotta, avvezzo a subire percosse da milioni di dollari dalla sorte oltraggiosa, vaccinato ai terremoti di borsa, infilzato da decine di fusi orari diversi, ricorda di aver vissuto giorni tanto lunghi. Lunghi e carichi. E in Italia da lunedì. Se ne
IL RITORNO - Ieri per esempio ha sguinzagliato i suoi agenti alla ricerca di un posto allo stadio. Non perché non lo facciano entrare: di un posto specifico. Vuole la poltroncina numero 13, perché il 13 marzo è nato. Si è sempre seduto lì per tutte le partite della Roma a cui ha assistito e ha sempre vinto. Tranne nel derby di ritorno. Quella sera aveva il 27 e ha assistito a un pareggio. (...) E a una partita di basket. Virtus che batte Cantù e va sull1-0 nella semifinale scudetto. Lui ha fotografato e si è fatto fotografare. Ha puntato lobiettivo del cellulare verso tutti, da Malagò ai tifosi sulle gradinate, e si è fatto ritrarre con la maglia dellAcea Roma sul petto. Poi ha detto che il livello del campionato italiano è di due categorie inferiore a quella della Nba. «Passes too soft» , passaggi troppo morbidi. (...) Vorrebbe anche riuscirci prima, ma non può. Si dimentica molto più facilmente il passato che lavvenire incombente. Ieri era a Trigoria a guardare i suoi giocatori allenarsi, loro in implacabile silenzio, i tifosi aggrappati alla rete lì accanto, circa duecento, in coro a cantare forza magica Roma e vincete per noi. Musica per le sue orecchie: limprovvisazione di massa era discretamente intonata.
Sono tutti tesi al punto giusto, Andreazzoli che va a pigliarsi gli accessori lasciati negli spogliatoi personalmente e correndo, i giocatori che non battono palpebra e non digrignano dente ma solo corrono calciano ascoltano. Pallotta dovrebbe agire da catalizzatore di serenità e si sforza di farlo. Però gli ballano farfalle nello stomaco e fa fatica a nasconderlo. Con lui girano il direttore generale Franco Baldini e il consigliere Mauro Baldissoni.
IL CAPO - Con Baldini parlano fitto e ridono. O hanno cancellato ogni attrito oppure si stanno salutando con educazione. Però Pallotta sembra sempre il presidente, il capo a cui non si dice di no neppure se ha belle pretese. Quando lo vede agganciare un pallone con le scarpe di pelle Baldini capisce qual è il suo destino e non cerca di sottrarvisi. Si mette in porta e lascia passare ogni singolo rigore che Pallotta decide di calciare.(...)