Il codice degli eccessi

28/05/2013 alle 12:36.

LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Quando non si muove in un'area di rigore, dove fa bene il suo mestiere, Pablo Daniel Osvaldo è un tipo insopportabile. Per farla abbastanza breve e per sintetizzare al massimo le scorie post derby che arrivano pu

E a occhio Osvaldo non rientra in nessuna di queste categorie, innamorato com'è del look di bella canaglia. Se Osvaldo è insopportabile, il codice etico di Prandelli, ormai applicato ripetutamente e severamente, comincia però a diventare simpatico come la Santa Inquisizione. Non c'era la giungla prima, è bene chiarirlo. La Nazionale ha sempre avuto un suo regolamento non scritto: fin dai tempi di Bear-zot, e anche prima, super squalificati e violenti in azzurro non hanno mai messo piede o quasi. A seconda del ct che chiudeva più o meno un occhio. Il codice etico, rispolverato in grande stile e con buone intenzioni, adesso però viene applicato addosso ai calciatori come il bollino blu delle autovetture. Spesso debordando e qualche volte dimenticandoselo.

Facendone anche una sgradevole operazione di santificazione per una nazionale brava e fatta di eletti. Il vaglio della lista dei convocati secondo le regole del codice azzurro è ormai una prassi inevitabile e assolutamente "pubblica" che ha colpito , Balotelli, Bonucci, Osvaldo stesso, tipo che colleziona gole spedizioni dietro la lavagna. Il codice etico, se serve, colpisce prima ancora che un giudice sportivo squalifichi, che una società  punisca, imponga una multa, metta fuori squadra, magarivenda il reprobo sul mercato. Il codice etico entra ovunque, s'impiccia e Prandelli un po' fa il ct (bene) ma un po' anche il Torquemada che spiccia processi in due ore e spedisce eretici a marcire nelle segrete.