CORSPORT (G. DOTTO) - Fa tenerezza Andreazzoli. Inquadrato al gol del Chievo, ha lo sguardo docile e rassegnato degli umili che sanno bene come vanno le cose per quelli come lui. La ruota gira, va su, giù, si accende di mille colori, ma poi si ferma sempre, immancabilmente nel punto sbagliato, là dove la notte è più
E anche il guaio di portarsi addosso un nome come Roma. Arrivano qui, entrano allOlimpico e si sentono tutti al Colosseo, vittime predestinate chiamate a eroismi superflui. Che siano già retrocessi (Pescara) o salvi (Chievo), magari reduci da partite di scandalosa mollezza, arrivano e sbranano la palla come fosse lultima della vita e tale Puggioni diventa un mix tra Tarzan e Neuer. Detto questo, chiamarsi Roma significa anche scrollarsi di dosso queste arrembanti mediocrità come si fa con un insetto. Per farlo occorrono eleganza e ferocia. Questa Roma non ha luna né laltra. (...)
Non è solo il nodo dellallenatore da sciogliere. Certe cose vanno dette, esattamente come in chirurgia certe altre vanno amputate. Miralem Pjanic è un piacevolissimo ragazzo, di rara intelligenza, ma i suoi due anni alla Roma dicono anche che è un giocatore sostanzialmente inutile, certamente mai decisivo. Talento calligrafico, nemmeno così abbagliante da giustificare lottima fama che si porta dietro solo per il fatto di esistere. Il campo dice anche che Osvaldo e Destro sono fatti per non giocare insieme e che, ancora oggi, questa Roma, dipende disastrosamente da un fuoriclasse che va per i 37. Una sola buona notizia. La partita di Stojan. Due volte più interessante di Pjanic. Tecnico, verticale e carogna il giusto. Ieri sera vestiva la maglia sbagliata. Please, riportiamolo a casa.