Non sparate sulla Roma

14/04/2013 alle 10:14.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - Quelli che «è tutta colpa dei giornalisti». La tentazione di iscriversi al partito istituito ormai da anni a Trigoria è stata troppo forte anche per il docile Aurelio Andreazzoli «Nessuno vuole bene alla Roma» è il suo grido d’allarme. Alla vigilia di due impegni che possono ridare speranza o tagliare

Un discorso surreale ma vero, quello di un tecnico che fiuta una brutta aria attorno a sé e alla squadra e perde la bussola: un mesetto fa sembrava viaggiare verso la conferma (e si era «autoconfermato), gli ultimi due risultati hanno invece riportato la Roma di fronte ai suoi mali irrisolti e fanno presagire una terza rivoluzione in estate. Andreazzoli, però, non vuole che se ne parli. «Il mercato non si può fare sui giornali e invece sembra già aperto. Allenatori, giocatori che partono e vengono: questo è disturbare. Come lavorereste voi se ogni giorno vi dicessero che sono pronti a darvi un calcio nel sedere? Uscite allo scoperto e dite chiaramente chi vuol bene e chi vuol male alla Roma».
 
Una risposta che forse sarebbe meglio ricevere dai giocatori sul campo. La società ha optato per un ritiro di tre giorni a Novara ed evitare un andirivieni tra Trigoria e il Nord Italia: lo specchio del momento delicato e un segnale in controtendenza rispetto all’anno scorso, quando la squadra partiva addirittura il giorno stesso delle partite. Ma non ditelo ad Andreazzoli. «Abbiamo deciso così per rendere più agevole questa doppia trasferta e perché il momento è molto importante. Però si fa sempre dietrologia». Stavolta, a dire il vero, ha fatto tutto da solo.
 
Meglio pensare al campo, dove Osvaldo, squalificato in coppa, potrebbe trovare un po’ di spazio oggi. «La realtà su di lui non è quella raccontata dai giornali. È un grande e il suo risultato sportivo deve esserlo altrettanto, ora gli manca il gol e fatica a mantenere l’equilibrio giusto». Alla Roma mancano i suoi gol. E i punti che avrebbero reso meno vitale la gara con l’Inter. «La partita di Torino non posso toglierla - dice Andreazzoli già proiettato alla Coppa Italia - il nostro campionato poi non è finito. Le aspettative erano altre, però questa proprietà ha sempre parlato di tempi lunghi per la costruzione di una "cosa nuova". Ma nel calcio c’è l’ansia del risultato e i programmi triennali diventano trimestrali. Io sono qui per aiutare la squadra non per fare carriera e lo faccio 24 ore al giorno. Abbiamo trovato un’identità solo a tratti, siamo indietro su questo».
Sorvola sulle punzecchiate di Zeman («la colpa non poteva essere mia» ha detto il boemo), non svela le scelte tattiche per la gara di oggi e avvisa che «non ha i 90 minuti nelle gambe». Magari un gol sì.