Mantovani: "Totti era il mio sogno, lo stavo portando alla Sampdoria..."

02/04/2013 alle 15:47.

IL GIORNALE - Enrico Mantovani, presidente della Sampdoria dal 1993 al 2000, ha raccontato in un'intervista il periodo in cui stava per strappare Francesco Totti alla Roma.

Presidente, ricorda?

«Certo. È facilmente comprensibile che, dovendo sostituire il capitano, passato alla Lazio, avessi pensato a , interessava a qualsiasi squadra al mondo».

Aveva appena 20 anni e debuttò in nazionale solo nel '98.

«Non lo incontrai personalmente, eppure mi piaceva tantissimo. Si pensava sarebbe esploso, a Roma non c'era grandissima fiducia attorno a lui, veniva da una stagione negativa con l'argentino Carlos Bianchi, poi sostituito da Nils Liedholm, in coppia con Ezio Sella».

Quanto le chiese il presidente Franco Sensi, scomparso nel 2008?

«Non mi va di rivelarlo. La situazione era particolare, ne parlai anche con il nostro ds Domenico Arnuzzo. Chiedere alla Roma era paragonabile alle richieste che ci arrivavano per Mancini: la trattativa non si fa con leggerezza, facemmo sondaggi con il procuratore, non trattai direttamente».

Perché il capitano della Roma non arrivò?

«C'era la sua disponibilità a cambiare, Genova era una destinazione gradita, speravamo di convincerlo, la famiglia Sensi non era così certa di questo passo, frenò stesso e allora desistemmo. Era un mio sogno, in effetti fu irrealizzabile e in rosa avevamo già l'argentino Veron e Montella sarebbe stato di difficile convivenza tattica».



Con magari la Sampdoria neanche sarebbe retrocessa, nel '99...

«Con quella squadra era quasi impossibile finire in serie B, incisero una serie di situazioni, compreso l'infortunio a Vincenzo Montella, 12 gol concentrati in 4 mesi. La storia di Francesco però è bella così: da romantico del calcio, apprezzo che sia rimasto sempre a Roma, diventando presto capitano e il più grande giocatore italiano di ogni tempo. Fosse venuto da noi avrebbe perso qualcosa».

Vi siete poi conosciuti?

«L'ho incontrato svariate volte, a Marassi e all'Olimpico, stringendogli la mano. Peraltro non abbiamo mai parlato del suo ripensamento, di quell'idea che gli era venuta di venire a Genova».