Da Costa: «Meglio di Gunnar»

05/03/2013 alle 08:56.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - «Se non lo avessi avuto al mio fianco, nel 1957 non avrei mai vinto la classifica dei cannonieri...». Dino Da Costa, brasiliano, classe 1931, 71 reti con la Roma (12 nel derby, tra campionato e coppa), ancora oggi si emoziona nel parlare di Gunnar Nordahl, compagno a Roma dal 1956 al ’58 e anche suo sfortunato allenatore.



Da Costa, ci racconta lo svedese?

«Una persona perbene, innanzi tutto. Un vero signore».



Anche in campo?

«Esatto, anche in campo. Un giocatore estremamente corretto, leale. E fortissimo».



Grande grosso come un armadio...


«Sì, aveva un gran fisico e da centravanti puro qual era sfruttava al meglio la sua stazza. Era quasi tutto , aveva un piede piccolo e questo gli consentiva di colpire sempre bene il pallone e di tirare delle autentiche cannonate. Immarcabile, per via della sua fisicità. Le posso raccontare un aneddoto?»




Prego.


«L’anno prima che il Pompiere (il nomignolo di Nordahl, ndr) venisse alla Roma, andammo a San Siro per giocare contro il Milan, perdemmo 4-1 (8 gennaio 1956, ndr) e lui in un’azione d’attacco travolse Losi e Stucchi, mandandoli entrambi a terra, senza commettere fallo. Neppure due difensori ce la facevano a tenerlo...».



Da Costa, e quel titolo di capocannoniere?


«Segnai ventidue reti, tante grazie a Gunnar. Tutti i difensori avversari lo marcavano a uomo, io ero più libero e perciò avevo più possibilità di far gol. Facile, no?».



Centravanti così non se ne sono più visti...


«Ha ragione, forse quello che più gli si è avvicinato è stato Gigi Riva. Uno che lottava e sgomitava per fare gol».



Nordahl arrivò alla Roma alla fine della carriera.


«E non faceva altro che ripetermi: avessi saputo che qui pagavano così bene, sarei venuto prima».



Guadagnavate più che al Milan?


«Gunnar diceva così, ma non so se era verità o una bugia».



Lo svedese ha segnato in Serie A gli stessi gol di .


«Complicato fare un paragone tra i due: altri tempi, altro calcio. Di certo, Gunnar è stato più punta di ».




Due ruoli diversi?


«Nordahl era un centravanti e basta; è anche un centravanti. Francesco va dove lo porta la sua classe; Gunnar stava sempre al limite dell’area avversaria pronto a colpire».




Anche due storie diverse.


«, al di là di tutto, lo paragono a Rivera perché ha scelto una squadra, Gianni il Milan, lui la Roma, e non l’ha mai tradita».




, un attaccante moderno: facile dirlo, giusto?


«L’ho spiegato prima, oggi si gioca un altro calcio. Ma è uno che ha segnato tanto, tantissimo senza aver mai vissuto per il gol. È uno che, grazie alla sua clase e alla sua fantasia, ha fatto anche fare tanti gol ai propri compagni».




Tra e Nordahl, chi si prenderebbe?


«Francesco. Più completo».



, Del Piero, Baggio: li metta in ordine di classifica.


«Al primo posto metto , senza esitazioni. Gol, altruismo,
, sinistro, testa, punizioni. Tutto. E tutto questo nonostante gravi infortuni».




A suo giudizio, fin quando potrà giocare?


«Fin quando gli avversari lo picchieranno e lui non reagirà».



Traduzione?


«Fin quando avrà il fisico e la testa per stare al passo di colleghi più giovani».



E poi?


«Poi, in una maniera o in un’altra, dovrà restare alla Roma a vita».