IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Sono sincero: io mi confermerei». E lo dice ad alta voce, in diretta tv, petto in fuori e sorriso convinto. Anche se è a Trigoria da otto anni, Aurelio Andreazzoli è allenatore della Roma solo da un mese
LAUTOSTIMA Lambizione di Aurelio è legittima. E il suo modo diretto di forzare la mano al club giallorosso non si può certo contestare: è come se volesse recuperare il tempo perduto. Si sente preparato e di conseguenza almeno alla pari con i colleghi, pure i più famosi. E lo spiega alla vigilia della gara di Udine, dove è passato con Spalletti, nella tappa forse più prestigiosa della sua carriera prima di arrivare nella capitale: «Penso che il lavoro svolto sia buono e se mi chiedessero un suggerimento consiglierei Andreazzoli per il prossimo anno. Io credo molto in me stesso, ma ciò non toglie che sono un dipendente della Roma e svolgerò il compito che mi è stato affidato. I dirigenti non li vedo come superiori, ma li considero tutti amici e questo rende ogni giornata meno pesante e più gioiosa. Se dovessi essere a disposizione del nuovo allenatore, ripeterei quanto fatto con Luis Enrique, Zeman o Montella due anni fa». E aggiunge: «Non mi dà fastidio sentire i nomi dei miei possibili successori. Anzi sono stati fatti quelli di Allegri e Mancini, due che stimo e con i quali sarei ben felice di collaborare». E così sicuro di sè da non chiedere pazienza: «Un po di tempo è passato, non ho più questo alibi». Ma insiste: «Credo di essere stato bravo nel creare sinergie allinterno di spogliatoio e società, e anche allesterno».
LA FIDUCIA NELLA SQUADRA Tre successi consecutivi per tornare in zona Champions il suo curriculum recente. Da lui messo in preventivo quando si è seduto, da primo, sulla panchina della Roma. «Io mi aspettavo questa partecipazione del gruppo: i ragazzi si allenano con entusiasmo. Insomma non è stata una sorpresa: ero certo che avremmo fatto bene. Non potevo, ovviamente, prevedere le vittorie. Ma sapevo di avere una squadra forte con cui è probabile che vengano i risultati. Io punto al massimo: mi mancano i tre punti contro la Sampdoria. Io credo nelle mie capacità di realizzare il calcio in una certa maniera». E non si dispera per le assenze. Restano a casa gli infortunati Marquinhos, Pjanic (Perrotta il possibile sostituto) e Destro, più lo squalificato Bradley: «Possiamo esprimere due squadre: se manca qualcuno, siamo lo stesso competitivi». Protegge Osvaldo: «A me interessano i comportamenti in campo. So che per un attaccante è fastidioso non segnare per molto tempo».
TOTÒ CONTRO FRANCESCO «Sono due fenomeni». Andreazzoli presenta la sfida tra Di Natale e Totti. «Totò sa fare tutto. Ha rapidità e facilità di esecuzione. E bravissimo a muoversi senza palla. Francesco preferisce mandare in gol i compagni e avere la palla sul piede». Sono due senatori: classe 77 contro classe 76. «Ma quando uno è bravo non conta letà». Il duello con Guidolin è «un confronto tra due persone che hanno visto tanto calcio e che amano le due ruote. Lui su strada, io sullo sterrato».