LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Da collaudatore a primo pilota: inizia oggi, a Genova, l'avventura di Aurelio Andreazzoli alla guida della Roma. In tasca una patente vecchia di quasi 30 anni, ma dopo aver lasciato negli ultimi 10 il volante ad altri - da Spalletti a Montella, da Luis Enrique a Zeman - adesso, a pochi mesi dai 60 anni, è
Se non altro, mettendo i paletti di una squadra che comunque abbraccia virtualmente ("Non permetto di infastidire la squadra"), individua i cardini della nuova avventura: "Totti e De Rossi, le mie due icone. Ma proprio per questo dovranno essere i primi a rispettare le regole. Daniele giocherà sempre da qui alla fine, ma lo dovrà meritare, così anche Stekelenburg". Il reintegro in pianta stabile dei "nemici" di Zeman è lo specchio delle divergenze tra i due: "Lui ci ha lasciato un'eredità enorme, ma io non parto dal modulo: voglio sfruttare le caratteristiche migliori dei miei giocatori e, se sceglierò bene, le cose in campo si sistemeranno da sole". Scontato l'addio al dogma del 4-3-3: si ripartirà da un 3-5-2 simile almeno nei numeri a quello che la squadra aveva accolto con favore a Firenze in una delle partite più belle della stagione.
Curiosa, soprattutto, la posizione di partenza di Lamela: nel corso dell'allenamento del venerdì Andreazzoli lo ha provato a lungo, e in incognito, nella posizione di esterno destro di un centrocampo a cinque. Idea che il neo allenatore potrebbe riproporre anche oggi contro Delio Rossi.