CORSPORT (R.MAIDA) - (...) Aurelio Andreazzoli spiega così la rinascita della Roma, che con due vittorie di fila si è di nuovo affacciata al terrazzo sullEuropa. «Allinterno di un gruppo di lavoro deve scoccare una scintilla - ha detto in mattinata ai microfoni di Radio Uno - che produce quella chimica che permette di far funzionare le cose. Forse nel caso di Zeman era mancato qualche elemento».
ATTENZIONE - La sua filosofia però è diversa: «La Roma continua a ragionare con la porta avversaria come primo obiettivo. Ma la ricerca dellequilibrio nel calcio è una prerogativa a cui non si può rinunciare. Non significa non essere propositivi, significa prendere atto della situazione. Conoscevo benissimo i problemi da risolvere e sono intervenuto, anche con laiuto del pubblico romano, per restituire fiducia a una squadra di assoluto valore». Ecco perché la Roma e Bergamo ha chiuso la partita con una formazione coperta: «Per noi era importante conquistare la vittoria, soprattutto in un ambiente difficile e su un campo proibitivo. Noi siamo più da fioretto che da sciabola ma ci siamo adattati e alla fine siamo stati premiati. E poi non bisogna dimenticare che ci mancavano Totti, De Rossi, Castan e Destro. Eppure tutti hanno dato il loro contributo, compreso chi è entrato dalla panchina. Anzi, i tre che ho inserito nel secondo tempo sono stati i migliori».
CARISMA - In tre settimane di lavoro, Andreazzoli è stato capace di portare quasi tutti i giocatori dalla sua parte. Una cosa che Zeman non era mai riuscito a fare, o che forse non aveva mai provato a fare. «Se tutti collaborano - prosegue - è meno complicato lavorare. Finora è andato tutto bene. Penso a Stekelenburg, che è stato decisivo contro la Juventus con la parata sulla punizione di Pirlo». De Rossi ancora non è tornato al top: «Ha bisogno di tempo, perché non è stato bene fisicamente. Tra due o tre settimane, tornerà ad essere il campione che è sempre stato».
IL FUTURO - Dallo studio gli hanno chiesto della possibile conferma sulla panchina della Roma: «Sono a disposizione. La società prenderà le sue decisioni in assoluta tranquillità e io le accetterò. Capisco che gli interessi siano molti, che ci sia voglia di stupire e fare cose eclatanti. Ma la nostra è una società che ha capacità critica nei confronti del lavoro. Aspetto senza pressione. Anche quando ero dietro le quinte avevo la sensazione di essere importante».