IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Daniele De Rossi è in buona compagnia. Cè chi, come lui, è triste perché non gioca e cè anche chi gioca in maniera triste. Ogni caso ha un suo perché, una sua fisionomia ben precisa. E a Trigoria
Destro per ora è un problema: il suo guaio, sostiene Zeman, è psicologico. Benissimo. E come si risolve? La Roma crede nel calciatore, anche più di quanto ci creda Berlusconi. Lui sta vivendo una fase involutiva, fatta di tanti errori sotto porta. È giovane, tecnicamente ricco, ma la presenza di Osvaldo, che al contrario è sempre in vena di gol, gli disturba la testa e le gambe. La società lo difende per ora, ma da lui pretende di più.
Detto di Destro, laltro caso è Balzaretti. Lex Palermo non va. Spento, quasi decadente. Doveva garantire energia e qualità invece si trascina a fatica, il contributo dato fin ora è minimo. A proposito di terzini, ecco la questione Dodò. Il problema non è (ancora) tecnico, ma clinico. Operato più di un anno fa, ad oggi non è ancora un calciatore presentabile. Almeno è ciò che sostiene Zeman, che di lui sabato ha detto: «È un ragazzo che ha problemi. Questa settimana l'ha fatta tutta con noi e anche bene, poi arriva a martedì e accusa nuovi problemi». Zeman è rassegnato, dunque. Ma chi deve risolvere i problemi di Dodò? In questi casi un ortopedico potrebbe essere utile. Magari servirà una nuova operazione, oppure si scopre che i suoi problemi sono solo psicologici. Il ragazzo è giovane, ha tempo per recuperare, come Destro. Anche Tachtsidis è un caso, ma non per Zeman.