LEGGO (F. BALZANI) - Ventotto giorni dopo, come recita il titolo di un film di Danny Boyle. Tanti ne sono passati dagli insulta in lingua madre di Pjanic verso la panchina di Zeman, dopo il gol del 3-2 contro la Lazio, alle parole al miele del bosniaco nel dopo partita di sabato nei confronti del boemo («Mi lascia libertà. Dopo il derby tutti ci siamo presi per mano»).
Un cambiamento tanto repentino quanto inaspettato. Meno di un mese fa, infatti, il rapporto tra tecnico e calciatore sembrava ai ferri corti, tanto che sia Tottenham, sia Barcellona avevano bussato alla porta della Roma in vista del mercato di gennaio. Nessuno aveva fatto i conti però con il carattere la voglia di riscatto di Pjanic che 22 anni li dimostra solo allanagrafe. Contro Siena e Fiorentina si è visto il vero Miralem, quello che la dirigenza giallorossa considera uno degli astri più luminosi del panorama internazionale e per il quale in estate ha rifiutato 25 milioni da parte del Barça. Limmagine della ritrovata armonia nello spogliatoio giallorosso oggi ha proprio il volto del «piccolo Mozart», come era soprannominato a Lione per la grazia e leleganza con le quali tocca il pallone.
Doti che a Trigoria conoscono da tempo ma che lui aveva fatto vedere finora solo a corrente alternata, colpa di un equivoco tattico nato già nella scorsa stagione con Luis Enrique. Regista, trequartista, intermedio o attaccante? Zeman, contro Siena e Fiorentina, lo ha schierato esterno destro al posto dellinfortunato Lamela in una sorta di 4-3-2-1 con il bosniaco e Totti a danzare tra le linee. E lintesa tra i due (e con il resto della squadra) è sembrata proprio una sinfonia del celebre musicista austriaco. Col rientro di Lamela (previsto domenica contro il Chievo), Pjanic potrebbe tornare nel ruolo di intermedio al posto di Bradley in un centrocampo che sembra però aver finalmente trovato la giusta sintonia. Problemi di abbondanza di una Roma che contro la Fiorentina in panchina poteva annoverare nomi del calibro di Osvaldo, Stekelenburg, Burdisso, Perrotta, Lamela e De Rossi.