L'ultima del 2012 regala un sorriso ai tifosi romanisti: una bellissima Roma batte il Milan per 4-2 all'Olimpico e stacca i rossoneri in classifica. Burdisso, Osvaldo (doppio) Lamela sono i marcatori di una serata da ricordare. Appuntamento al 2013. Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
CORRIERE DELLA SERA - M. SCONCERTI
(..) Il Milan all'Olimpico è stato quello che si temeva. I dinosauri di Allegri sono stati di un'altra epoca rispetto al giovane popolo di Zeman. Montolivo e Ambrosini sono sembrati esattamente quello che non deve essere un reparto davanti ad avversari verticali. E Mexès ha confermato di non sapersi muovere contro attaccanti di talento. Non ha grammatica del calcio, attacca l'uomo invece dello spazio e il suo contrario. Ha sbagliato un gol perfino El Shaarawy, forse l'errore che ha deciso davvero la partita. Ora Berlusconi può tornare a pensare se cedere solo Pato o anche Robinho. Nella pause della campagna elettorale scoprirà che il Milan non era mai stato così improprio, così inadeguato, e che, ora come ora, la vera bilancia della società non sono i suoi soldi ma quelli che versano le televisioni. Uno spettacolo la Roma, avviata verso una media vicina ai 100 gol, cambiata da cima a fondo in appena 18 mesi. Quando va in velocità riesce a portare sei-sette uomini in area avversaria. Dietro Totti, sono ormai cresciuti definitivamente Osvaldo e Lamela, De Rossi conferma di non essere un problema della squadra ma solo suo e quando lui preferisce. Averne di giocatori così. Forse il meno in riga è Zeman, bravo sul campo, noioso nelle sue litanie complotti-ste. Parla come fosse ancora la vittima preferita del sistema e non sapesse cosa rappresenti in tutto e per tutto la Roma negli ultimi 15 anni del calcio italiano. (...) Dalle fideiussioni false alle banche che la sorreggono ancora con i soldi dei correntisti.
CORRERE DELLO SPORT - S. AGRESTI
Milano non c'è, ci sono invece - eccome se ci sono le squadre del centrosud, che si tuffano nella sosta natalizia con imprese più o meno grandi e accendono una lotta entusiasmante alle spalle della Juve in fuga (a proposito, i punti di margine dei bianconeri sono diventati otto: un'enormità). Lazio e Fiorentina, Napoli e Roma: quattro realtà di altissimo profilo, che spesso hanno anche il merito di divertirci. Ieri, ad esempio, ci sono riuscite - come accade di frequente - le squadre di Montella e Zeman, mentre Lazio e Napoli hanno ottenuto i loro preziosi successi in trasferta innanzitutto con grande concretezza, quasi con cinismo, sapendo anche soffrire. Di sicuro i risultati di queste quattro squadre non sono frutto del caso, ma di progetti intelligenti (tecnici e/o societari). Semmai viene da chiedersi se una dl loro può staccarsi dal gruppo e andare a inseguire la Juve, sognando una rimonta che oggi appare impossibile (ma domani chissà). Le prossime giornate ci diranno la verità in tal senso. La sensazione è che il calcio italiano abbia finalmente ritrovato tante protagoniste alternative alle grandi del nord, anche se forse nessuna di loro è ancora pronta per vincere. Dicevamo di Milano. Ebbene, siamo di fronte a una mezza sciagura. Mezza perché alla fine I'Inter un punto I'-ha strappato, anche se il Genoa finora ha perso la bellezza di dieci partite (più della metà) e ieri ha perfino rischiato di vincere. Quanto al Milan, è stato travolto - quasi umiliato - dalla Roma, e ha limitato i danni negli ultimi minuti solo perché ai giallorossi hanno espulso (esagerando) un difensore. Per tutt'e due le società, è d'obbligo intervenire sul mercato: il rischio di rimanere fuori dalla Champions adesso è davvero grande.
GAZZETTA DELLO SPORT - A. CERRUTI
(...) Recuperato Jovetic. mai perso il gioco nemmeno nell'ultima sconfitta contro la Roma, i viola che passeggiano a Palermo sulle rovine della squadra passata (inutilmente) da Sannino a Gasperini, si confermano la realtà più divertente della stagione, grazie all'eccellente lavoro di Montella, che tra i tanti pregi ha anche quello di mantenere sempre la calma. Ogni riferimento a Stramaccioni, elettrico prima e dopo il deludente pareggio casalingo con il Genoa, non è puramente casuale perché il tecnico nerazzurro, allergico alle critiche, soffre sempre di più come la sua squadra, l'unica che non vince tra le prime sei. Senza lo squalificato Guarin, ma anche senza l'emarginato Sneijder, e quindi senza collegamenti di qualità tra centrocampo e attacco, l'Inter si conferma piccola con le piccole, continuando nella sua retromarcia dalla Juve. Dalle 7 vittorie consecutive, culminate con quella di Torino che l'aveva avvicinata a 1 punto dai campioni d'Italia, alle successive 7 partite con 2 successi, 2 pareggi, 3 sconfitte: 8 punti totali e un distacco salito a meno 9, con o senza tridente, ma soprattutto con una preoccupante involuzione tecnica e atletica. Il Napoli, invece, fatica nel primo tempo prima di tornare alla vittoria a Siena dopo due sconfitte consecutive, confermandosi un rivale temibile per le tre squadre che lo precedono alle spalle della capolista, sempre più padrona del campionato per meriti propri e anche per demeriti altrui. Perché è vero che la Juve di Conte chiude l'anno solare con un punto in più della Juve di Capello nel 2005, ma al di là del particolare non trascurabile che quella aveva giocato una gara in meno, Del Piero, Cannavaro, Trezeguet e compagni, affrontavano avversari di livello superiore rispetto a quelli di oggi, a cominciare dal Milan di Maldini e Pirlo, tre volte finalista (e 2 campione) di Champions tra il 2003 e il 2007. Un altro Milan, che ieri sera non sarebbe stato travolto dalla rilanciata Roma di Zeman, capace di rifilargli 4 gol, 3 nella prima mezz'ora, frantumando la serie rossonera di 4 vittorie consecutive. Con tanti saluti alla rimonta-Champions, perché adesso il terzo posto è a 8 punti, gli stessi che separano la Lazio dalla Juve. Rende l'idea?