Tutto nelle mani di Zeman

13/11/2012 alle 08:48.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Si ricomincia. A partire da domani la Roma proverà a raccogliere i cocci provocati dal terremoto della quinta sconfitta stagionale, la più cocente anche se non la più meritata. Ma la vera domanda che si fanno tutti i romanisti è

Tutto il buono visto col Palermo è stato cancellato dal derby. Troppi errori, troppi gol subiti, troppi nervosismi. Insomma, un passo avanti e due indietro. Con molti, troppi giocatori che ancora una volta paiono non credere all’idea di calcio del tecnico. Nessuno che remi contro, quello no. Non è stato così prima e non lo è neppure adesso. E non c’è neppure nessuno che si sia tirato fuori dalla mischia (ieri persino il giovane Marquinhos sul suo profilo ha cercato di spiegare l’attaccamento ai colori giallorossi di tutta la rosa: «Rispettiamo molto questa maglia e vogliamo sempre vincere!»). No, il problema è piuttosto di dubbi, di perplessità sul tipo di gioco che inevitabilmente si trasmettono e si riverberano sul gruppo.

E allora? Come se ne esce? Col confronto (parlandosi, chiarendosi) e con il buon senso. Di tutti. Anche di Zeman, che in questo momento difficile dovrà essere bravo a gestire il nervosismo latente evitando che degeneri. E facendo sentire fondamentali tutti, anche quelli più in difficoltà, anche quelli che hanno giocato meno e che magari potrebbero, vorrebbero o dovrebbero giocare di più. Come , ieri squalificato per tre turni per il pugno a Mauri e che sarà multato per questo. Come , alla cui qualità in mezzo al campo sembra difficile rinunciare benché abbia fin qui fatto a pieno il suo dovere tanto da guadagnarsi la convocazione di Cesare Prandelli per l’amichevole di domani della Nazionale contro la Francia. Bravo calciatore e ragazzo intelligente , che ieri all’arrivo in azzurro ha parlato del suo momento («Questo non deve essere un punto di arrivo, devo restare umile senza montarmi la testa») ma anche e soprattutto del derby: «Alibi per la sconfitta o colpa nostra? Potevamo dare di più, partendo da me. Anche io ho sentito il mio primo derby. Poi ci sono delle attenuanti, il campo sicuramente non ci ha aiutato: siamo una squadra tecnica, che si basa sul possesso palla in verticale e non siamo riusciti a fare il nostro gioco a fine primo tempo e per gran parte del secondo ma, sicuramente, potevamo dare di più». L’ha ripetuto all’inizio e alla fine della frase : «Potevamo dare di più».

Parole che ricordano quelle pronunciate da dopo Parma, quando diede uno scossone all’ambiente spiegando: «Non funziona tutto, la squadra non fa quello che vuole il mister. Io so ciò che vuole il mister, c’ho già giocato. Mettiamo in pratica solo il 50 per cento di quello che chiede, i risultati non vengono anche per questo». E i risultati continuano a non venire. Domani ci si ritroverà a Trigoria (magari sarebbe stato meglio concedere un solo giorno di riposo nonostante la partita col Torino si giochi solo lunedì sera, così tanto per dare un segnale soprattutto per i tifosi) per provare a riprendere il filo del discorso. Sei partite prima della sosta natalizia, quattro della quali contro avversarie più che abbordabili. Sei partite da giocare e il più possibile da vincerne. Senza se e senza ma