GASPORT (B. TUCCI) - Poco più di una settimana per decidere se Zeman resterà sulla panchina della Roma o se dovrà fare le valigie. Troppo drastico questo assioma? Penso di no, ma vorrei riflettere con chi avrà la bontà di leggermi. All'inizio del campionato, c'era grande entusiasmo tra la gente giallorossa. Dopo il periodo buio di Luis Enrique, era tornato Zeman, l'uomo dello spettacolo e del divertimento.
Due o tre motivi, però, mi sento di inserirli. Primo: chi comanda a Trigoria? Il presidente a stelle e strisce o l'amministratore dell'istituto di credito che è alle spalle della società? Oppure sono Sabatini e Baldini che sono «padroni» di fare il bello e il cattivo tempo? Secondo: durante l'estate si sono comprati giocatori risultati inutili o quasi. Nomi e cognomi: Piris, Dodò, lo stesso Bradley arrivato a Trigoria solo perché «paesano» di mister Pallotta? Inoltre, Zeman ha voluto a tutti i costi Tachtsidis che si è rivelato un mezzo disastro (eufemismo). Ancora: vincendo la concorrenza di molte società, è atterrato a Trigoria un giovanotto di grandi speranze: Destro, che sta consumando le sue settimane in panchina, se non addirittura in tribuna. Se la situazione era questa, o non si doveva rincorrere il ragazzo, oppure si doveva vendere Osvaldo, inamovibile secondo Zeman.
La Roma ha la peggiore difesa del campionato. In più, non diverte e non fa spettacolo. La parola crisi è nell'aria, ma nessuno la pronuncia ufficialmente. E in questi otto giorni che ci separano dal derby, si deciderà il destino del boemo. Non dovesse vincere domani con il Palermo e dovesse poi perdere con la Lazio, nessuno potrà più salvarlo. Già, ma chi assumere al suo posto? Nomi di prestigio non ce ne sono in circolazione, a meno che non si prenda in considerazione quel Delio Rossi, che si tuffò in una fontana del Gianicolo per festeggiare una vittoria ottenuta contro la Roma. Quanti vorranno perdonarlo?