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GASPORT (P. ARCHETTI) - Soltanto le pozzanghere potevano salvare Zeman. E quasi ci riuscivano, perché i tiri con cui il Parma sorpassa la Roma vengono prima fermati dalle piscinette sull'erba, ma a simboleggiare la serata, sono sempre i bianchi a tuffarsi per primi e spedire in porta. Così la terza vittoria consecutiva di Donadoni fa annegare le idee del collega più della perturbazione che rende comico il secondo tempo.
Proprio il centravanti, subentrato all'infortunato Amauri dopo un quarto d'ora, sarebbe il migliore se non si facesse cacciare nel finale per doppia ammonizione. Nonostante il campaccio, è Biabiany a rubargli il premio, mentre Paletta è il più affidabile dietro dove pure gli errori sono minimi. Zaccardo si fa perdonare quello a inizio gara con l'urlo del 3-1, quando la Roma ha la linea altissima, quindi perforabile su tutti i contropiede. Nonostante De Rossi Zeman ha anche accontentato la fazione De Rossi, la quale sostiene che l'azzurro rende meglio da centrale davanti alla difesa. Il boemo lo preferisce invece interno destro, ma mancando Tachtsidis, tocca per la seconda volta a De Rossi fare il regista. Bradley lo spalleggia a destra dove incrocia Parolo, Florenzi a sinistra di fronte a Marchionni e non troppo in soccorso a Dodò. Non si può dire che sia l'inizio furibondo a stancare la Roma: i ritmi non sono i soliti, la rete arriva quasi senza sudare e i tentativi di non lasciarla orfana prima dell'intervallo sono rari. Ancora Lamela, al quarto centro nelle ultime tre uscite, lavora con eleganza per offrire a Osvaldo il pari, ma la sua botta viene respinta come quella di Bradley. È lui il più bravo, ma anche Totti talvolta danza nel pantano. Pur sbagliando un rigore, infila il 3-2 sulla respinta: il 17o gol al Parma non basta, le pozzanghere non aiutano Zeman. O forse sì. Perché senza l'alluvione, le ripartenze del Parma avrebbero fatto più male.