CORSERA (G. PIACENTINI) - La vittoria di Pescara, oltre a tre punti fondamentali per la classifica, ha lasciato nella testa dei tifosi giallorossi una domanda, che forse è anche una speranza: Zeman è davvero cambiato? A chiederlo a lui si otterrebbe la solita risposta
Di indizi, rimanendo alla gara di Pescara, ce ne sono abbastanza per fare una prova. Il primo: linserimento di Bradley in cabina di regia al posto di Tachtsidis. Una scelta che ha dato maggiore equilibrio, e non può essere un caso che per la seconda gara consecutiva la porta di Goicoechea sia rimasta inviolata. Lamericano ha giocato quasi sulla linea dei difensori, un lavoro che lo scorso anno De Rossi (avvistato a Londra nellhotel che ospitava Manchester City, dove sembra sia andato a salutare Balotelli) faceva con Luis Enrique e che potrebbe tornare a fare dopo la squalifica, se il boemo continuerà su questa strada. Il secondo indizio: la posizione di Totti. Partito largo a sinistra, in molte fasi di gioco si è accentrato come trequartista alle spalle di Destro e Osvaldo. Un ritorno al passato che potrebbe essere la quadratura del cerchio in attesa del ritorno di Lamela. Terzo indizio: le sostituzioni. La Roma a Pescara ha chiuso con un solo attaccante di ruolo, Totti: nelle cento partite giallorosse di Zeman non era mai capitato con la squadra in 11 uomini. In assoluto è successo solo due volte - nellultimo derby e a Leeds nel ritorno dei sedicesimi di Coppa Uefa (il 3 novembre 1998, entrarono Cafu e Candela al posto di Totti e Paulo Sergio, rimase in campo Delvecchio), ma la squadra aveva subito unespulsione. Perrotta per Destro («La Roma è sempre stata la mia prima scelta, voglio dare il massimo per questa maglia», ha detto ieri dopo aver ricevuto il premio «Viareggio Sport») e Tachtsidis per Osvaldo sono state scelte volute e non obbligate perché in panchina cera Nico Lopez. È abbastanza per credere che Zeman sia cambiato?