IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Una serie di incontri. Informali, formali, fuggitivi, casuali, intensi, brevi. Tutti legati da un doppio sentimento: rabbia e delusione. De Rossi, a detta di tanti, dirà addio alla Roma e ieri ha esternato il suo malcontento
A pranzo, il primo appuntamento. AllEur con quello che considera un amico e allo stesso tempo il primo referente della proprietà: Daniele sceglie come commensale lavvocato Mauro Baldissoni, consigliere di amministrazione, nonché legale della cordata Usa. Lincontro è andato in scena prima che Daniele rispondesse al richiamo di Zdenek Zeman, allenamento fissato per il pomeriggio. Pranzo leggero, chiacchierata sostanziosa. De Rossi in tenuta casual, jeans e maglione verde a girocollo, Mauro in giacca e cravatta. Tavolo da due. Baldissoni non era stato delegato dai dirigenti, Baldini e Sabatini, De Rossi ha sentito il bisogno di riferire prima a lui poi ai dirigenti ciò che sta vivendo in questo momento. Il centrocampista ha fatto il punto della situazione, su come ci è arrivato e come ne potrà (se ne vorrà) uscire. Baldissoni ha ascoltato, ha preso atto, lo ha capito: la testa di Daniele ora non è il massimo della serenità.
Dopo il pranzo, a Trigoria, De Rossi ha avuto modo di confrontarsi pure con Baldini, Sabatini e Fenucci, ovvero la parte tecnica e amministrativa della società. Qui, forse, cè qualcosa di più che un incontro informale. La società ha preso atto della situazione complicata in cui si trova De Rossi, ribadendo però che lui resta «un bene prezioso» per la squadra e per il club. Ma, visto lumore del centrocampista, se la situazione ambientale non si ricomporrà al più presto, sarà complicato vedere De Rossi vestire la maglia della Roma da gennaio in poi. In questo momento è Daniele
non ne può più, è sofferente, stanco. Vive una sorta di accerchiamento: una buona fetta della tifoseria lo accusa di scarso impegno, di condurre una vita non da professionista, di guadagnare troppo, di non rendere come dovrebbe, di essersi messo di traverso con Zeman, addirittura di aver dato un cazzotto a Mauri scientificamente per danneggiare la Roma.
Troppo, ritiene De Rossi, che ormai pare aver preso coscienza che, per il bene di tutti, sarà meglio cambiare aria. Daniele si aspettava che la società prendesse posizioni dopo le accuse pubbliche di Zeman e che magari dicesse che era incedibile. Il club gli ha ribadito che, un conto è sostenere che verranno ascoltate le offerte di altri club, un altro è mettere un calciatore sul mercato. E Zeman in tutto questo? Con lui non riesce ad entrare in confidenza, in sintonia tattica. Ieri solo poche parole con il boemo: De Rossi ha dovuto saltare la seduta per un problema al tendine. De Rossi ha poi ascoltato anche le parole di Sabatini, che gli ha confermato la multa per il cazzotto a Mauri nel derby, con Daniele che ha ammesso di aver sbagliato e di accettarne le conseguenze (niente ricorso).
La situazione generale è comunque in ebollizione, a Trigoria a breve potrebbero arrivare le famose offerte da ascoltare. E magari Daniele le asseconderà, a differenza di quanto avvenuto in estate, quando aveva detto no al City di Roberto Mancini. Dalle sirene inglesi si passa a quelle francesi o spagnole. De Rossi, non avrà più tanti estimatori a Roma, ma a Madrid e Parigi sì. Ancelotti e Mourinho, che in carriera hanno vinto un po tutto, lo verrebbero nelle loro rispettive squadre. Adesso deve solo scegliere Daniele. Sempre che cambi qualcosa a breve.