GASPORT (A. CATAPANO) - Ogni buon giornalismo è fatto di domande e, possibilmente, risposte. Lo insegna la scuola anglosassone, che Baldini e soci conoscono e, ne siamo certi, apprezzano. I complicati rapporti tra stampa e potere insegnano pure che, almeno in Italia, molto spesso le domande vanno rivolte una, due, cento
GASPORT (A. CATAPANO) - Ogni buon giornalismo è fatto di domande e, possibilmente, risposte. Lo insegna la scuola anglosassone, che Baldini e soci conoscono e, ne siamo certi, apprezzano. I complicati rapporti tra stampa e potere insegnano pure che, almeno in Italia, molto spesso le domande vanno rivolte una, due, cento volte prima di ottenere risposta. È un po' mortificante, ma basta armarsi di santa pazienza. Nel nostro caso, poi, è la stessa di milioni di romanisti, che quelle domande si pongono ogni giorno.
Premessa... La prima, che utilizziamo da premessa, ha trovato una risposta negli accadimenti delle ultime ore: cosa ha lasciato la sconfitta con la Juventus? Certamente, una squadra allo sbando, poi una società in imbarazzo, infine un fiume di parole che ci ha letteralmente travolti. Da sabato a sera a mercoledì pomeriggio, in molti hanno provato a spiegare i perché di una sconfitta tanto netta ed umiliante: Zeman, Florenzi, De Rossi, Sabatini, Baldini. Concetti diversi, alcuni agli antipodi, hanno generato una gran confusione. L'ora di conferenza del direttore generale, che doveva fare la sintesi e mettere un punto, ha lasciato molte domande inevase, aumentando i dubbi dei tifosi.
Zeman e il mercato Mercoledì Baldini ha ribadito quanto già affermato da Sabatini: «Ogni componente del gruppo è stato scelto d'accordo con l'allenatore, la squadra è stata pensata insieme». Se è andata così, è Zeman a dover fornire delle risposte. Il tecnico boemo ha detto: «I giocatori non mi seguono, non fanno quello che gli chiedo». Possibile che dopo tre mesi di lavoro non abbiano ancora metabolizzato teorie e tecniche del boemo? Forse che Zeman è diventato un cattivo maestro che non sa farsi comprendere dai suoi allievi (ipotesi smentita dagli ex alunni)? O un cattivo allenatore che non sa più distinguere un purosangue da un ronzino (anche qui, piovono smentite stizzite). Se li ha scelti lui, vuol dire che quei giocatori presentavano caratteristiche se non ideali, almeno compatibili con la sua idea di calcio. Anche Piris, che Zeman dopo tre partite ha relegato in panchina per far posto a Taddei (!)? Pure Mattia Destro, un centravanti di razza arrivato per riempire la casella lasciata libera da Borini, che aveva tutte le caratteristiche per giocare, da esterno, nel tridente di Zeman? Il boemo ha avallato la sua cessione al Liverpool per ragioni ideologiche o si è piegato alle esigenze di cassa della società?
Zeman e De Rossi A proposito di soldi. La Roma ne ha stanziati tanti per rinnovare il contratto di Daniele De Rossi, facendone il giocatore più pagato della rosa e il simbolo della Roma americana (a dispetto di Totti). E quest'estate ha rispedito al mittente le offerte arrivate dall'Inghilterra. Ma i dirigenti sapevano che Zeman intendeva utilizzarlo «solo» da intermedio, cioè in un ruolo in cui De Rossi diventa un centrocampista normale? E cosa pensano del fatto che come regista gli preferisca il giovane (e acerbo) Panagiotis Tachtsidis, arrivato dal Verona?
Zeman e la preparazione L'allenatore ha carta bianca (dicono). Ne ha avuta innanzitutto sulle metodologie di lavoro, la famosa preparazione spaccagambe del boemo. Che ha già fatto una decina di vittime, figlie, pare, anche di alcune incomprensioni tra tecnico e medici (vedi caso Dodò). I giocatori, comunque, hanno lavorato duramente. Come è possibile, allora, che la squadra tenga, quando va bene, solo 45' minuti, e nei secondi tempi, regolarmente, crolli? Zeman ha escluso si tratti di un problema fisico. Se ha ragione lui, urge convocare al più presto un motivatore per questi ragazzi. Suggeriamo Tonin Llorente, era tanto bravo...