GASPORT (M. CECCHINI) - Domenica scorsa, stadio Olimpico. Clic: un'istantanea ansiogena ghiaccia l'immagine di oltre 25 milioni di euro d'ingaggio (al lordo) seduti sulla panchina della Roma. Osvaldo, Burdisso, Perrotta, Taddei, poi scommesse e pro
De Rossi è l'erede al trono di Re Totti (già scavalcato negli emolumenti), il cuore romano che ha sposato la suggestione americana, semplicemente Capitan Futuro, che in un pomeriggio d'ottobre - giunto alla soglia dei trent'anni - si è accorto che forse quel futuro è già un po' passato. Un dato colpisce: la gran parte della tifoseria adesso è dalla parte di Zeman, il Rottamatore di dissidenti. Ma a ferire l'azzurro - più che l'esclusione contro l'Atalanta - sono state le considerazioni dell'allenatore sullo scarso impegno negli allenamenti. Ovvero, la messa in discussione della professionalità di chi dell'orgoglio ha fatto il suo vangelo laico. A questo punto il gossip va in una direzione sola: mercato.
I sussurri di questo mondo spesso inaffidabile volevano la Roma già pronta a venderlo al Manchester City due mesi fa, anche per assestare un bilancio in rosso per oltre 50 milioni, ma il no di De Rossi è stato risoluto. Dice il suo entourage che cuore e famiglia legano il centrocampista a Roma, e comunque, in caso di divorzio, non sarà mai per una destinazione poco gradita. Perciò niente brume inglesi all'orizzonte, ma piuttosto le seduzioni del Real Madrid di Mourinho. Istruzioni finali: meglio non illudersi. Se davvero sarà addio, non aspettatevi un lieto fine.