IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La decisione è presa: lo stadio della Roma nascerà a Tor di Valle. Troppo costosa la bonifica dellarea più centrale, quella sullOstiense a due passi da Testaccio, che aveva fatto ovviamente breccia nellimmaginario collettivo dei tifosi giallorossi ma che era davvero complicata da
I tempi ci sarebbero tutti perché la Roma ha in essere, attualmente, un contratto con il Coni per 3 stagioni: estendibile, di anno in anno, per le 2 successive fino a un totale di 5 anni. Mancano ancora i cardini dellufficialità che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane, se non addirittura nei prossimi giorni dopo il lungo lavoro della Cushman & Wakefield che aveva selezionato le aree idonee arrivando alle tre «finali»: Tor di Valle, Bufalotta e Massimina (non cera la zona Eni per la quale si era aperto un altro fronte). Nellarea in questione a Tor di Valle (di proprietà del costruttore romano Parnasi), visionata più volte dalla Roma anche dallex presidente DiBenedetto in persona (che allepoca disse: «Io lo farei qui da subito»), attualmente sorge lippodromo.
Limpianto ippico verrà smantellato e probabilmente spostato al Pescaccio (Pisana), cosa però tutta ancora da verificare vista la crisi del settore: in quella zona Parnasi ha in cantiere un enorme centro commerciale a margine del quale potrebbe (?) sorgere lo «stadio» dei cavalli. Quello della Roma invece verrà costruito a «costo zero», visto che la società punta sui «naming rights» per acquisire i fondi necessari. A differenza della Juventus il club giallorosso si occuperà personalmente della vendita di questo diritto (i bianconeri si affidatrono a una società esterna) che darà di fatto il nome al nuovo impianto. Un grosso sponsor quindi che gli americani hanno già dimostrato di non faticare a trovare (Walt Disney docet) e che farà sì che il sogno, in fase progettuale nello Studio Populous dellarchitetto Dan Meis a Los Angeles, possa diventare realtà in tempi relativamente brevi. Ieri Alemanno ne ha parlato, seppur fugacemente, anche con il tecnico giallorosso Zeman auspicando una chiusura rapida delliter burocratico (che si è impegnato a snellire il più possibile per le sue competenze): il sindaco vuole lo stadio della Roma perché ha capito limportanza per la Capitale di avere due squadre (seppur il discorso ora è molto diverso per la Lazio) con un impianto di proprietà.
E sul tema è tornato anche lex ad ora Coo (Cief Operating Officer: termine americano assimilabile al direttore generale delle società italiane) Claudio Fenucci. «È uno dei cardini di sviluppo della nostra strategia societaria». Strategia dettata dalla nuova proprietà americana, che nel fine settimana rispedirà a Roma lad Mark Pannes. Ieri luomo di riferimento della proprietà, sempre in tema stadio, è tornato sullesperienza della touernée negli States della Roma e dellimportanza di avere uno stadio di proprietà. «È stata una grande opportunità per noi - ha detto - abbiamo visto il grande supporto che ci è stato dato a Boston e in tutti gli Usa. Lì abbiamo un seguito di 8 milioni di persone. Con il Liverpool cè stato il tutto esaurito: il Fenway Park è uno degli stadi più belli. Quando acquistammo la Roma era in bancarotta, i proprietari erano una famiglia in difficoltà economiche, il mio ruolo era quello di sistemare il bilancio e portare la squadra ai vertici. Ma ci vuole tempo». E con una casa di proprietà sarà più facile.