IL ROMANISTA (M. BIANCHINI) - La maturità raggiunta dalla tifoseria romanista lascia ragionevolmente immaginare che non sarà poi tanto difficile ricompattare in fretta le fila dellentusiasmo, offuscato da una brutta domenica dagosto. Galeotte comp
Un concetto spesso azzeccato che tuttavia avrebbe il sapore dellipocrisia prendendo a modello la squadra giallorossa. Sappiamo tutti quanto basta di calcio ad evitare lo sconfinamento su terreni orfani dimparzialità. La squadra è stata costruita su architravi di prima scelta , indicati da un capo mastro che intende erigere un castello. I tifosi romanisti, pazienti fonti di credito, in questa stagione avranno un motivo in più per portare il mattone alle fondamenta. Non sarà la gara contro il Catania a sovvertire i valori oggettivi facilmente riconoscibili anche da occhi inesperti. Ma storcere il naso non è peccato. Anzi, è segno di responsabile ponderatezza, considerando le difficoltà di assemblaggio per una squadra quasi totalmente rinnovata. Quelli bravi osserveranno che le belle parole, al momento sembrano scritte sul fragile foglio di carta della teoria. Forse sarà vero.
Ma se non si colloca quel primo mattone, come si farà a costruire il castello? Quindi stiamo attenti a non rispolverare troppo in fretta il famoso verso di Gino Bartali: "lè tutto da rifare". Le metafore spesso servono ad alleggerire discorsi di premonizioni catastrofiche. Non sembra assolutamente il caso dellallegra brigata giallorossa che non dovrebbe tardare a riprendersi il sorriso. Tuttavia vale la pena di ricordare qualche aneddoto che ci tramanda la storia in tema di fiaschi alla prima recita. La Traviata di Giuseppe Verdi conobbe un fiasco clamoroso al suo esordio alla Fenice di Venezia il 6 marzo del 1853. Uguale trattamento toccò alla Norma di Vincenzo Bellini, alla Boheme di Giacomo Puccini subissata di fischi nel 1904 alla Scala di Milano, preceduta dalla serataccia incontrata da Giacomo Rossini nel 1816 con il suo Barbiere di Siviglia.
Storie antiche che insegnano come anche nellelite della melodia si può inciampare al primo gradino. Perché non avrebbe potuto seguire stessa sorte la crema del calcio proposto da Zeman? Oggi si replica. Lo spettacolo deve andare avanti, con la speranza che il secondo atto sia migliore del primo. Ci aspetta un palcoscenico ghiotto che alcuni chiamano scala del calcio. Il ricordo dellincerto inizio dei grandi maestri, brocchi prima e sontuosi personaggi poi, sembra avere il sapore di gradevole auspicio per i colori giallorossi ospiti della platea di S. Siro