LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Aveva più capelli, qualche chilo in meno, il viso già segnato. Tredici anni dopo lultima volta, Zdenek Zeman è tornato a sedere sulla panchina dellOlimpico. Non da avversario, come nel 2004, quando nello stadio che più sente suo era tornato a giocare contro la Lazio
Cera la fila, ieri, davanti allunico rivenditore vicino allo stadio, proprio alle porte dellOstello della Gioventù, dove oggi comparirà Conte per difendersi dalle accuse del calcio scommesse. Un gioco del destino che sembra quasi evocare la rinnovata rivalità tra Zeman e la Juve, filo conduttore che lega la Roma di oggi a quella di 13 anni fa: allora il doping, oggi uno scandalo che i colori bianconeri li tocca di riflesso, ma che non ha impedito al tecnico di Praga di riaccendere il focolaio «Le parole di Elkann? Dico solo che la Juve negli ultimi anni non ha offerto un esempio positivo», lultima puntura di ieri sera.
A riannodare i lacci della memoria, anche la vecchia amicizia con Francesco Totti. Aveva aperto e chiuso lui, con due gol, lultima volta di Zeman romanista allOlimpico, contro il Cagliari, il 16 maggio 99: finì 3-1. La storia li ha riavvicinati, e anche se Totti si è dovuto accontentare di vedere segnare Osvaldo, Bradley e Destro Zeman gli ha comunque restituito il ruolo di esterno a sinistra, che dovrà accompagnarlo nelle ultime stagioni della carriera. Dopo, inizierà lera De Rossi: resterà, lo ha chiesto la gente esponendo uno striscione inequivocabile («De Rossi non si tocca»), e lo ha certificato la Roma con una promessa sottoscritta davanti ai 35 mila presenti: «Daniele giocherà qui per sempre». Merito, forse, del clima da festa, dellatmosfera di Zemanlandia. Che, a Roma, mancava da 13 anni.