IL ROMANISTA (M. IZZI) - Un racconto sugli attaccanti con cui Totti ha diviso la sua fantastica avventura in giallorosso non è certo difficile da assemblare. Con una battuta si potrebbe dire che il più forte è stato senza dubbio Roberto Pruzzo eh sì, perché Francesco
Per cominciare ad andare sulle bocche da fuoco pesanti, non si può non ricordare Batistuta. Andando a rileggere le interviste concesse da Francesco si ritrovano i suoi commenti entusiastici: «Per larrivo di Batistuta sarei disposto anche a ridurmi lingaggio». Batigol, il centravanti camion: potenza, velocità desecuzione, fiuto del gol. Quando si presentò alla Curva Sud, Totti disse che se fosse stato a Roma sarebbe andato anche lui a salutarlo. Questo tanto per sfatare una volta di più la balla allucinante di un capitano che non amava i giocatori di grande personalità.
Per quello che riguarda Balbo, il discorso è diverso. Totti era ancora agli albori della sua evoluzione atletica e tattica. Abel aveva un registro di conclusioni assolutamente invidiabile: calci piazzati, colpo di testa . e in più aveva intuito lenorme potenzialità di Francesco e non faceva che rimarcarlo: «Questo è un ragazzo che arriverà ai massimi livelli. Se continua così tra tre anni si parlerà di lui come un numero uno assoluto». Dallartiglieria pesante passiamo a punte con altre caratteristiche, come ad esempio Montella e Vucinic.
Il primo padroneggiava un bagaglio tecnico impressionante, unito, nei momenti migliori, ad un fiuto del gol assolutamente inarrivabile. Forse ad unire i due contribuì anche un rapporto non proprio idilliaco con il tedesco, alias Fabio Capello. Celeberrima, per quanto riguarda lareoplanino la reazione nella gara con il Napoli, quando dalla panchina continuava a ripetere: «Sarò degno di giocare in questa squadra per cinque minuti? Potrò esserne degno?».
Francesco qualche anno più tardi rispondendo con larma dell ironia ad alcune battute dellex mister scudetto, venendo fotografato davanti allimmagine della Roma campione dItalia 2001 mentre copriva con la mano limmagine di Don Fabio. Al di là di questo, la sintonia tra Totti e Montella si vedeva soprattutto sul campo, due atleti straordinari. Passando a Vucinic arrivano le gioie e i dolori: talentuoso, estroso, geniale, ma anche discontinuo, bizzoso, svogliato. Quando era in vena Vucinic risultava devastante, a Roma, però le sue apparizioni sono state rare come dei Gronchi rosa.
La carrellata prosegue con Daniel Fonseca. Altro attaccante che si avvalse delle doti di Francesco come rifinitore. Arrivò da Napoli con la fama dello sfondareti, ma in realtà il punto debole delluruguagio era proprio quello di vedere poco la porta. Altro rapporto forte di Francesco è quello con Marco Delvecchio.
Arrivato a Roma nellaffare che aveva portato Marco Branca in nerazzurro, Delvecchio approdò a Roma non proprio entusiasta. A Milano lasciava famiglia, affetti e una promessa fatta da Moratti: Resti con noi. Promessa da marinaio e il Cammello rimase male. A Roma poi, scoppiò il grande feeling: con i tifosi, con la città e naturalmente con Francesco. Sotto il primo consolato di Zeman, Checco fece notare con piacere uno striscione affisso dai tifosi: «Lo avete letto? Per questanno non cambiare: fai Delvecchio titolare». Altro tandem, durato lo spazio di un amen, quello con Luca Toni. Arrivato a campionato iniziato, con la sua fisicità diede un contributo enorme al campionato del secondo posto, sotto la guida di Ranieri. La sua grande virtù era quella di far salire la squadra, proteggendo la palla con una verve invidiabile. La Roma schierava in quelle gare quattro campioni del mondo, un record assolutamente fantascientifico.
Negli ultimi tempi, ecco larrivo di Borriello, accompagnato da grandi speranze e aspettative, partito con grande voglia e grinta, che si è però via, via spento. Dal grande libro della storia della Roma e di quella del Capitano, emergono altri nomi: Menez (chi era costui), Muzzi, Okaka e Rizzitelli. Quello con Rizzi Rizzi gol, incontro pressoché incidentale, eppure indimenticabile in quanto a Brescia sostituì proprio lui. Cosa rimane di lui dopo tutti questi anni? Non tanto la tecnica o la potenza, quanto lincredibile attaccamento alla maglia, la voglia di lottare, le lacrime dopo la sconfitta con lInter in Coppa UEFA.
Di Totti, scarpa doro (solo Toni, ma non con la maglia della Roma, lo ha imitato tra tutti gli attaccanti qui citati), campione del mondo, capocannoniere della serie A cosa dire . To be continued.