GASPORT (M. CECCHINI) - Non è un dilemma, un ballottaggio, un esame da superare. Essere portieri in una squadra allenata da Zdenek Zeman è qualcosa di più : aderire a una filosofia, perché a loro vengono chieste cose diverse rispetto ad altri colleghi. Vedendo dal vivo le partite della Roma, infatti, si nota subito come quando la squadra giallorossa è all'attacco non è raro
Dubbio Stek Detto che lo scorso anno nessuno dei due, misteriosamente, aveva trovato il feeling giusto col preparatore Franco Tancredi (ora con Capello in Russia), il paradosso della Roma è che pur essendo entrambi di scuola Ajax i due portieri interpretano il ruolo in modo abbastanza differente. Nessuno ha dubbi che tra i pali il migliore sia Stekelenburg, titolare della Nazionale olandese vicecampione del mondo e in possesso di una fisicità notevole. È altrettanto vero però che nelle giocate coi piedi non sia abilissimo. Su di lui poi incombono le perplessità relative alla condizione fisica. Dopo la buona prova di Chicago contro il Lublino, uno stiramento alla gamba lo ha tenuto fuori sia col Liverpool che con El Salvador, ma c'è chi sussurra come il problema alla spalla che lo ha tormentato durante lo scorso campionato possa non essere del tutto scomparso, anche perché Stek ci ha messo sopra l'Europeo.
Amnesie Lobont Discorso diverso quello relativo a Lobont. Non c'è dubbio che il romeno risponda ai canoni di comportamento richiesti da Zeman, ma è altrettanto vero che tra i pali alterna ottime risposte (sfruttando esperienza e senso della posizione) a qualche goffaggine, come ad esempio nel gol subito contro El Salvador. Insomma, l'impressione è che il posto da titolare al momento sia ancora da assegnare. Non a caso da giorni radio mercato parli di un interessamento giallorosso per lo svincolabile Julio Cesar. Il matrimonio pare (quasi) impossibile anche per l'investimento fatto un anno fa su Stekelenburg (quasi 8 milioni), ma il senso del discorso è chiaro: la questione numero uno, in prospettiva, non è ancora chiusa.