GASPORT (F. BIANCHI) - Se genio significa sbrogliare qualsiasi problema e saperlo poi spiegare in modo facile, allora Mattia Destro nel calcio è un baby genio. In campo, lui fa sembrare facili tutte le giocate difficili. Peccato che poi si complichi la vita quando invece le cose sono facili, altrimenti sarebbe un serial bomber letale in ogni occasione.
Senza lacune Quando nasce una stellina, ci si lancia coi paragoni. Nessun giocatore è come un altro, casomai è un puzzle di somiglianze. Mattia nella personalità, in campo e fuori, e forse nella potenza di tiro, somiglia al suo idolo Ibrahimovic. Nell'eleganza del gesto e nei colpi impossibili, sembra il miglior (cioè il primo) Gilardino. Figlio d'arte diversa (suo padre Flavio era difensore) è cresciuto grazie all'Under e al Siena. Cinque gol in 14 gare in azzurro e 12 in Toscana, 7 nelle ultime dieci gare. Nomen omen, ne ha segnati 4 di testa e il resto tutti di destro. Ma sa colpire di fino anche di sinistro, all'occorrenza.
Così a Roma Perché Mattia è un giocatore completo. Può agire da centravanti, da seconda punta di movimento, al limite anche da attaccante esterno, perché ha fiato e grinta da vendere. Ha fisico, sa stare bene in area, ma sa anche dettare il passaggio e dare profondità. Zeman dovrebbe utilizzarlo nel tridente a sinistra, ma sa che ha un uomo d'area in più nel suo arco. In aggiunta, Mattia è bravo come assist man, ha solo il sacro egoismo del goleador, non di più. Personalità ne ha da vendere, forse troppa. Se vogliamo trovargli un difetto è che certe volte sembra anche comportarsi da fenomeno. Ma non è vanitoso, ha solo un bel caratterino. D'altronde lo dice lui stesso che «con gli allenatori ci litiga subito, al primo impatto. Poi però le cose si aggiustano e ci conquistiamo reciprocamente». Vediamo se succede anche col burbero nonno Zdenek.