LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Non la tratta come una partita normale, consapevole di quanto i tifosi ci tengano. «So che il derby è una gara molto speciale in cui non si gioca solo per i tre punti- spiega, teso, Luis Enrique, che la sua prima stracittadina romana lha persa - è un match stimolante, unico, in cui non deve esistere la paura. Vogliamo fare bene e vincere, sappiamo le difficoltà, ma sono ottimista: studiamo come fargli male». Ottimista perché la squadra si è allenata con particolare intensità in questa settimana.
Ottimista perché la squadra si è allenata con particolare intensità in questa settimana. «Il derby si gioca con il cuore, con la passione e la cosa più importante è riuscire a controllare la testa. Voglio vedere i giocatori affrontare la Lazio con lo stesso spirito delle ultime 4 partite giocate in casa». Senza Gago e Osvaldo, a centrocampo sembra favorito Greco su Simplicio, Perrotta e Marquinho, mentre in attacco è aperto il ballottaggio Lamela- Bojan, da affiancare a Totti e Borini. «Non è la gara più importante della mia carrierachiarisce il mister spagnolo - ma potrebbe essere una svolta importante e non solo perché si tratta di un derby, ma perché affrontiamo un avversario diretto per la zona Champions: mancano 13 gare alla fine del campionato e la squadra può ancora puntare al terzo posto». Un ottimismo che spera di riuscire a trasmettere al gruppo, Luis Enrique, lontano dalla sensazione diffusa che sia una stracittadina da ultima spiaggia. «Se perdiamo stagione fallimentare? Lo vedremo alla fine e io mi prenderò le mie responsabilità, come faccio ogni giorno. Però, se vinciamo, ci portiamo a meno quattro ».
E se qualcuno oggi si presentasse in ritardo alla riunione tecnica, rifarebbe la stessa scelta vista a Bergamo con lesclusione di De Rossi. «Per diventare una squadra campione i dettagli sono importantissimi. Io devo pensare al gruppo e quando sono arrivato ho chiesto il rispetto di due regole e nessuno mi ha detto di no. Se ora sbaglio, lo faccio con la coerenza delle mie idee».