UNITA.IT - Eccoci qui, allindomani di uno straordinario spettacolo di sport e tradizione popolare come è stato il derby Roma Lazio dello scorso 4 marzo. La solita incredibile cornice di colori e paure, con i livelli dansia che continuavano a salire sin dallinizio della settimana precedente.
In campo, poi, è stata battaglia vera. Ha prevalso la Lazio, meritatamente avvantaggiata in classifica su una Roma ancora alla ricerca di sè stessa. Il 2 a 1 finale per i biancocelesti è stato quindi il frutto di una partita controllata senza grandi patemi dalla squadra di Edy Reja, arrivato alla seconda vittoria nella stracittadina in questa stagione, eguagliando limpresa del ben più titolato predecessore Sven Goran Eriksson.
E allora? Perchè non godersi appieno un pomeriggio di calcio e di vera e propria Storia romana?
La colpa è dei soliti idioti (quelli veri e non la loro patinata copia cinematografica), nascosti in entrambe le curve, in formazione fortunatamente più che minoritaria.
I cori razzisti, questa la loro espressione più alta, contro il difensore brasiliano della Roma Juan e contro il suo omologo laziale, Modibo Diakitè.
Il brasiliano, confessa qualche tifoso presente allo stadio, ha provocato la curva laziale ma, sinceramente, giustificare insulti guidati dal colore della pelle è impossibile.
Del resto, a confermare che lidiozia non indossa nessuna maglia particolare, nel derby dandata dello scorso 16 ottobre era accaduta esattamente la stessa cosa, a curve invertite: i tifosi giallorossi, infatti, allora presero di mira lex giocatore della Lazio, nero e francese, Djibril Cisse, omaggiandolo dei soliti bu e di una simpatica banana con la sua maglietta indosso.
A far da corollario a questo squallido teatrino dellIgnoranza, ci hanno pensato gli ormai stucchevoli cori dei romanisti inneggianti alla morte di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale ucciso da un razzo partito da una Curva verso laltra (era il derby del 28 ottobre 1979).
I pochi che rovinano la festa alla maggioranza, del resto, non sono una novità: dal giallorosso laziale non mangia maiale al biancoceleste Klose mit uns, la casistica dellidiozia va purtroppo aggiornata giornalmente.
E ovvio, non bisogna cadere nel tranello di unire una singola tifoseria sotto il marchio dellinfamità regalando, in questo modo, facili alibi a chi, dellinfamia e dellignoranza, è il vero e unico portabandiera.
Nessuna giustificazione, quindi, neanche quella solita che vorrebbe i bu usati per distrarre e infastidire lavversario.
Nessuno che faccia notare, invece, che sfottere una persona prendendo come spunto il suo colore della pelle è puro e semplice razzismo. In questo senso, basta ricordare lepisodio che ha coinvolto lallora giocatore dellInter, Mario Balotelli, insultato e omaggiato di un lancio di banane da parte di alcuni tifosi della Roma (vd articolo della Gazzetta)
Ora la S.S. Lazio e lA.S. Roma dovranno addossarsi delle ammende, causate proprio dalla stupidità di pochi.
Lappello alle tifoserie sarebbe quindi dobbligo:
isolare gli imbecilli che si nascondono nel branco, portare alla luce il fenomeno del razzismo per sanare, una volta per tutte, un ambiente che sta cercando da anni di ripulirsi da sè stesso.
Il derby, in fin dei conti, lha vinto la Lazio. Ma ad averlo perso, questo è certo, non è stata solamente la Roma.




