CORSERA (M. SCONCERTI) - Sta prendendo corpo in Italia una piccola deriva populista a proposito dei giovani. Tutti dicono che il futuro è nelle squadre piene di ragazzi di talento. Prima era un progetto per chi non poteva avere grandi ambizioni
Ci sono giovani che hanno valore assoluto fin da quando hanno 16 anni, ma sono pochissimi e costano comunque già quasi quanto i grandi giocatori esperti. Fanno molto sperare, questo sì. Ieri allOlimpico cerano 20 mila persone a vedere la finale di Coppa Italia tra Roma e Juventus. Ma quando vuoi vincere, devi prendere Ibrahimovic e Vieira come fece Mancini allInter sei anni fa, non ci sono strade alternative. A meno che non sia tutto il movimento a fare un passo indietro. Forse è questo che sta accadendo da noi, sta scendendo la qualità dei giocatori, i termini assoluti stanno diventando flessibili e non possiamo permettercene di più rigorosi. Ma anche questo permetterebbe di risparmiare, non di vincere. Questo progressivo spostare lattenzione sui giovani anche delle grandi squadre ha nel frattempo già sconvolto i nostri vivai. Fino a pochi anni fa erano le squadre di provincia che producevano ragazzi per tutti. LAtalanta, il Chievo, il Lecce, le squadre venete in genere. Oggi i campionati giovanili sono dominati dalle grandi squadre che poi danno alle squadre di provincia i loro migliori giovani. Cosa è successo? Che comprando dovunque e molto i ricchi, i meno ricchi sono stati quasi costretti a rinunciare a competere. Il vivaio non è più una scuola, è già una simulazione della prima squadra




