Ancora lui, Ibra il salvaMilan

25/03/2012 alle 11:01.

CORSERA (R. PERRONE) - Ancora lui e lo dovremo vedere di nuovo (soprattutto gli avversari, peggio per loro). Ancora lui, proprio nel momento in cui il Milan è surclassato dalla spensierata giovinezza della Roma. Luis Enrique fiuta il vento che si è infilato tra l’acciaio e il cemento dello stadio e ha mutato il clima, in tutti i sensi: si è abbassata la temperatura, si è afflosciato il nemico. Mette Lamela al posto di Gago, perché un’occasione così va sfruttata. Il Milan è sparito, questo ne è una flaccida imitazione. Ma c’è Zlatan Ibrahimovic, solo contro tutti. Lancio di Muntari, errore di Kjaer, fino a quel momento bravo nel contenere l’armadio di Malmoe, e Ibra supera con un pallonetto Stekelenburg e di testa spinge in rete la palla del successo impensabile in quel momento (22 gol in 23 presenze). Ecco, con il difensore e il portiere di ritorno, uno meno forte e grosso di lui forse non ce l’avrebbe fatta. Inutile avviare il solito dibattito sulla Ibra-dipendenzamilanista.

Però, se è certo che anche il più grande campione senza la squadra non va da nessuna parte (ricordiamo la fondamentale vittoria di Udine, con lo svedese in punizione), in alcune situazioni il grimaldello del fuoriclasse apre anche le serrature più difese. E quella con la Roma è una di queste. È una lunga salita, in piedi sui pedali. Innanzitutto il Milan deve recuperare da un primo tempo diviso tra sfortuna e spleen calcistico che si chiude sotto di una rete. Al primo appartengono senza dubbio: 1) l’infortunio di Thiago Silva che si fa male inseguendo e deve uscire dopo soli 10’: già non stava bene e non è una bella notizia in vista della ; 2) il palo pieno colpito da El Shaarawy. Al secondo invece si iscrive l’atteggiamento complessivo del gruppo che, pur mantenendo una parvenza di controllo sulle operazioni, non ha mai una manovra fluida e non riesce a procedere neanche con la forza, perdendo molti palloni a causa di un palleggio insufficiente e di passaggi sbagliati. La Roma invece si muove accorta, limitando al minimo le opportunità concesse al Milan che non riesce neanche a entrare nell’area giallorossa costruendo una chiara opportunità. Gioca molto meno massiccio e deciso della recente trasferta di Coppa Italia a Torino. Insomma, sotto gli abituali standard. I rischi corsi da Stekelenburg vengono da lontano: il palo del Faraoncino e una spingardata di Ibrahimovic su punizione che il olandese alza sulla traversa.

La Roma, dopo aver azzardato qualche contropiede più per alleggerire che per offendere, si trova improvvisamente a pensare di poter vincere. Prima va in vantaggio a fine primo tempo con Osvaldo che spacca in rete un tiro di (respinta corta di Ambrosini), poi, a inizio ripresa, ha una grande occasione con che spreca con un improbabile «cucchiaione» una rimessa sciagurata di Abbiati. Subito dopo Marquinho impegna Abbiati. Il Milan ora spinge, però, e conquista un rigore per un braccio alto di . Ibrahimovic trasforma. A questo punto, con Boateng in campo siamo al copione del primo tempo: il Milan cerca di attaccare, la Roma di controbattere alla prima occasione. Però la partita è molto più spettacolare. e Bojan fanno guadagnare arditezza alla Roma anche se è il Milan ad avere le occasioni. Stekelenburg immenso su Ibra e poi su Muntari (palla deviata sulla traversa). Ma a questo punto sui rossoneri scende l’oblio. La squadra di Allegri sparisce, la Roma occupa il campo.

Entra Lamela a dieci minuti dalla fine. Tutto il Milan è ridotto in venti metri. Ibrahimovic è laggiù, da solo. Ma basta e avanza, anche per tenere alti i cuori, aspettando & co.