Sorrisi, campioni, lavoro: così si diventa grandi

23/12/2011 alle 08:36.

IL ROMANISTA - La percentuale di possesso palla di BolognaRoma è stata quasi imbarazzante: oltre il 67%. Come se non bastasse poi, ci sono state le parole di Marco Di Vaio a certificare la supremazia della Roma: «Mai visto niente del genere». Una supremazia, quella giallorossa, fatta di un gioco provato e riprovato in allenamento che comincia a dare i suoi frutti adesso, cinque mesi dopo l’inizio del ritiro di

 

2 -Il gruppo è sereno e compatto. È vero che i campionati si vincono anche quando i giocatori non si sopportano. Ma se una squadra è formata anche da un gruppo unito e compatto intorno al proprio allenatore le cose sono sicuramente più facili. È il caso della Roma dove i calciatori non sono solo uniti tra di loro - già due le cene di squadra quest’anno di cui una, quella successiva alla discussione tra Lamela e Osvaldo, particolarmente significativa - ma, come ha detto più volte - remano tutti dalla stessa parte. Incomprensioni ci sono state: quella di Udine, ma anche la discussione tra Heinze e Luis Enrique subito dopo Roma-Milan, quando l’argentino ha manifestato al tecnico il suo disappunto per alcune scelte tecniche che non lo avevano convinto: cose normali, che si verificano in qualsiasi spogliatoio e che, quna volta superate, permettono ai protagonisti di unirsi ancora di più. Fare gruppo insomma, espressione usata e abusata troppo spesso, è questo. E la Roma è un bel gruppo. Un gruppo dove anche chi non gioca (vedi Borriello) sta sempre insieme ai compagni e non dice una parola fuori posto. Considerando i mesi complicati che la Roma ha vissuto, questa è stata - ed è - la sua più grande forza. Una forza che c’è stata anche in passato ma che in questa stagione è sicuramente più visibile e che fa amare questa squadra da tutti i tifosi. E non solo per quel cerchio col capitano in mezzo che giocatori e staff tecnico fanno prima di ogni partita, come da precisa volontà dell’allenatore. È quello che non si vede e quello che non si dice il segreto di questa Roma, capace di ritrovarsi intorno a Luis Enrique semplicemente perché non si è mai persa.

 

3 - Tutti per Lucho, Lucho per tutti. Per capire quanto ormai siano coinvolti nel progetto Roma basterebbe vedere i loro telefonini dove, da qualche settimana, compare il logo ufficiale della società. Se Luis Enrique è la punta dell’iceberg, in questo momento positivo della Roma si deve considerare anche il ruolo del suo staff. Un gruppo di lavoro compatto in cui gli spagnoli si sono integrati agli italiani e in cui i nuovi lavorano a stretto contatto, e con affiatamento, insieme a chi a Trigoria c’è ormai da qualche anno. Il personaggio più in vista, un po’ per il ruolo che ricopre un po’ per la sua attitudine a frequentare i social network, è sicuramente il mental coach Tonin Llorente. L’uomo che sta sempre accanto alla panchina, che incita i giocatori, che li aspetta quando escono dal campo e che, tanto per non farsi mancare nulla, si è fatto anche espellere a  per la troppa foga nel contestare un fallo: «Lui - il commento di Luis Enrique - è uno della che sta con noi». Magari il paragone è un po’ forte, ma rende bene l’idea. Perché Llorente, per temperamento e passionalità, può ricordare un tifoso qualsiasi. Questo non significa che non sia preparato: anzi, come ha detto sempre Luis Enrique, è esperto di qualsiasi sport e sa perfettamente come funzionano le cose negli spogliatoi. A lui il compito di lavorare sul carattere della squadra, a lui la capacità di tirare su i giocatori nei momenti difficili e di fargli mantenere i piedi per terra in quelli positivi. Ieri, non a caso, prima di tornare in Spagna per le vacanze ha scritto su «Non tutto era un disastro dopo la partita di Firenze né è tutto meraviglioso oggi. Continueremo a lavorare per migliorare».

 

4 - Col è tutto più facile. Qualche giorno prima di -Roma ha incrociato a Trigoria. Battute, sorrisi e una frase, quella del direttore sportivo, che fotografa bene il

momento del :
«Ti vedo veramente in forma». Essendo uno che di calcio ne capisce, il ds si è reso subito conto - lui, come centinaia di migliaia di romanisti - dell’importanza del rientro di in squadra. Un

ritorno che, per essere perfetto, ha bisogno soltanto del gol ma ci sta lavorando: contro la
ha fallito un rigore, contro e soprattutto la fortuna non lo ha assistito. Col nuovo anno le cose


cambieranno perché se è vero - ed è vero - che il gioca più lontano rispetto alla porta, è vero anche che il gioco messo in mostra dalla Roma in queste ultime settimane porta tutta la squadra a tirare molto di più. E la mira, senza dubbio, verrà aggiustata. Intanto, nell’attesa di aggiornare la classifica del gol, si possono guardare e analizzare le differenze di
punti fatti dalla Roma con e senza Totti in campo: 16 giornate di campionato, il ne ha giocate 9, di cui 8 da titolare. Sono arrivati 18 punti, una media di 2 a partita. Senza la Roma ha giocato 7 gare, in 6 di queste non c’era per infortunio e solo una volta, a Firenze, per scelta tecnica. I ko sono stati 5, le vittorie 2 e la media punti è crollata miseramente: 0.85 a incontro. Una

presenza quindi fondamentale in squadra: «In quella posizione posso far giocare in verticale la squadra creando palle gol per i miei compagni», ha spiegato Francesco, consapevole che «in questo ruolo tutto gira intorno a me, posso essere più utile alla squadra». Utile sembra quasi riduttivo.