Sempre meno italianizzata

22/12/2011 alle 09:49.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Per raccontare Bologna-Roma (0-2) non si può non partire dalla fine. E non, o meglio non solo, da tutti i giocatori insieme sotto al settore dei tifosi romanisti. Non da Luis Enrique che dà uno schiaffo in testa al suo vice, Moreno, adeguandosi a quello che fanno i giocatori in mezzo al campo.

Non da Luis Enrique che dà uno schiaffo in testa al suo vice, Moreno, adeguandosi a quello che fanno i giocatori in mezzo al campo. Non dai saltelli di Llorente, dagli abbracci dei dirigenti in tribuna, dal sorriso di Tacopina che fa il segno di vittoria. Per raccontare -Roma non si può non partire dal sorriso così tanto romanista di che, dopo aver cercato in tutti il primo gol stagionale, torna verso gli spogliatoi cantando per tutto il campo “Tutti al mare”. E la Roma lo porta davvero il sole e il mare nel gelo di . Lo porta grazie a una prestazione perfetta, fatta di possesso palla, improvvise accelerazioni, due gol (Taddei e Osvaldo), tante occasione intercettate da Gillet e pure un paio di parate importanti di Stekeleburg. Un dominio lungo 95 minuti, che consegna a Luis Enrique la seconda vittoria di fila, il settimo punto in tre partite e, soprattutto, un Natale sereno. A lui e a tutti i romanisti che non aspettavano altro dopo mesi difficili. Sarà un caso – ovvio che non lo è – ma da quando è tornato la Roma ha iniziato a girare meglio. Ed è proprio lui che, al terzo minuto, inizia l’assedio a Gillet.



Al 17’ la Roma passa meritatamente in vantaggio: punizione di , la difesa del respinge corto, il pallone arriva sul vertice sinistro dell’area dove è appostato
Rodrigo Taddei che calcia di , il pallone rimbalza davanti a Gillet che però non riesce a bloccarlo. Uno a zero e solito cuore sotto la maglia che batte per il brasiliano. Da una fascia all’altra: ci prova anche Rosi che si libera bene di Morleo e lascia partire un che sfila però lontano dalla porta. La Roma continua a macinare gioco, ancora con Simplicio e Rosi va di nuovo alla conclusione ma Gillet è attentissimo. E Luis Enrique, in panchina, si sbraccia con Lamela, l’unico ad essere ancora un po’ fuori dal gioco. La partita va avanti piuttosto spigolosa, in particolare Ramirez è nervosissimo e De Marco lo grazia un paio di volte. Così come Osvaldo grazia Gillet: Morleo, pressato da (che gioca defilato sulla destra), passa indietro al , l’argentino si avventa sul pallone, dribbla il numero uno del ma il suo tiro sfiora a lato.  Il gol però è nell’aria: passa un minuto, contropiede della Roma, Lamela serve Osvaldo (proprio loro…) che entra in area e lascia partire un sul secondo palo che non lascia scampo a Gillet. Orecchie rivolte ai tifosi del e, soprattutto, mitraglia sotto il settore occupato da almeno trecento romanisti, impazziti per il settimo sigillo stagionale dell’italo-argentino.



Il quale, a fine primo tempo, è protagonista di un gesto quasi più bello del gol: si avvia verso il tunnel degli spogliatoi, si lega i capelli, vede Lamela qualche metro dietro di lui. Si ferma, sorride, lo aspetta e lo abbraccio. Fine. E inizio del secondo tempo, che vede la Roma in campo con gli stessi undici. Il copione non cambia: e compagni fanno la partita, il è retto solo da Gillet che, dopo sei minuti, manda in angolo una splendida punizione calciata ancora dal
. Dopo un quarto d’ora ci prova Lamela che, da posizione defilata, tenta un pallonetto: buona l’idea, meno l’esecuzione. La
Roma entra nell’area del con una facilità imbarazzante e Osvaldo, col sinistro, manca il 3-0 per una questione di millimetri. Così come , di testa, servito ancora dal numero 9. Il si affaccia per la prima volta in area romanista al 20’ con Diamanti, ma Stekelenburg è bravissimo a farsi trovare pronto. Al gol va ancora vicina la Roma, di nuovo con Osvaldo, che poi viene preso a calci dai giocatori del che poi resta in 10 per l’espulsione di Portanova. La porta del sembra essere stregata per il cui , su assist di tacco di Osvaldo, termina ancora una volta fuori. Sul finale ci prova anche Morleo dal limite dell’area ma Stekelenburg è, di nuovo, perfetto nel toccare quel tanto che basta per mandare il pallone in angolo. Pochi minuti e la partita  al fischio finale. Tra pacche sulle spalle e sorrisi, così belli e spontanei che scaldano il cuore.

Quasi come le “pizze” in testa che tutti si danno a centrocampo quando la partita è finita da un pezzo. Tutti al mare.