CORSPORT (R. MAIDA) - Evidentemente gli dei del pallone strizzano locchio alle vittime sacrificali. Doveva essere una sfida tra una Frecciarossa e un trenino cigolante, con la Juve dominatrice annunciata e la rabberciata Roma battuta in partenza. Invece finisce con gli juventini in festa sotto lo spicchio di curva dei loro tifosi, mentre i romanisti applaudono ma tornano a casa un po delusi per un pareggio che fino a un paio dore prima avrebbero sottoscritto.
REAZIONE - Una serata così riabilita anche Luis Enrique, che alla vigilia aveva minacciato le dimissioni e ora ha capito che lambiente romanista (squadra più popolo) non lha scaricato. «Sono contento di avere ritrovato lappoggio del pubblico - spiega - perché il supporto dei tifosi è fondamentale per noi. Quanto allipotesi di addio, faccio una riflessione: gli ultimi due allenatori che hanno lavorato nella Roma hanno ottenuto risultati e si sono dimessi. Evidentemente qualcosa significa» . Il concetto che non è facile allenare con le forti pressioni della città e dei tifosi: «Io avevo solo detto che nel calcio non si sa mai quello che può succedere. Ma continuerò a lavorare qui finché sentirò che la squadra mi segue e finché avrò la fiducia della società. Non mi interessano le voci. Me ne andrò quando mi accorgerò di essere un problema»
LA PARTITA - Proprio i giocatori, dopo due sconfitte, sono stati sorprendenti per latteggiamento. Nonostante le tante assenze, hanno tenuto testa alla Juventus: «Io avevo visto un atteggiamento simile anche a Firenze. Il carattere e la voglia cerano e ci sono ancora. Stavolta abbiamo sofferto perché dallaltra parte cera uno squadrone. La Juve è la squadra più forte che abbiamo affrontato finora, non vedo come possa non vincere lo scudetto. Mi sono divertito nei primi cinque minuti, poi abbiamo avuto molte difficoltà soprattutto nel primo tempo con il loro pressing» . E sembrata una Roma più umile, disposta a riconoscere la superiorità dellavversario. (...)
I CAMBI - Cè stato un altro gesto di nervosismo di Osvaldo, che dopo la sostituzione non si è fermato con il motivatore Llorente ed è sceso negli spogliatoi senza passare per la panchina. «Non succede niente - spiega Luis Enrique - conosco benissimo Osvaldo, ha un carattere forte ed è un calciatore eccezionale. Sono contento se si è arrabbiato. Voglio gente che si arrabbia quando non gioca» . Come Marco Borriello, a cui stavolta ha regalato quattro minuti più recupero dopo un mese e mezzo di inattività: «Borriello sa cosa voglio da lui. Non vi dico cosa ma a Marco lho detto dal primo giorno. Forse poteva entrare prima ma Osvaldo ha giocato bene. Se Borriello mi darà certe cose, avrà spazio. Altrimenti andrà in panchina o in tribuna. " (...)