IL ROMANISTA (S. ROMITA) - Quello che aveva da dire sulla vicenda che lo ha tenuto fuori dalla trasferta contro la sua ex squadra, lha detto. E certamente avrà sofferto, visto che ai gigliati, già da ex, aveva fatto un bel gol e sognava di ripetersi
E il sogno di Osvaldo? Quale sarà il chiodo fisso che accompagna i sonni di "Pablo è morto Pablo è vivo" in queste lunghe giornate che lo separano da lunedi? Ve lo diciamo noi. Ripetere lenorme finale partita già vissuto contro i bianconeri. Quel 2 marzo del 2008 a Torino, a tempo scaduto, è restato scolpito nella sua mente. Ha capito allora di essere veramente fortissimo, indipendentemente dalla possibile carriera ancora da fare. Osvaldo si destreggiò con la testa, si portò la palla sul destro, spalle alla porta, al limite dallarea, sempre di destro servì allala il buon Papa Waigo (a cui aveva già fatto segnare la rete del 2 a 2) e corse a bruciare di testa in tuffo il povero Legrottaglie. Il 2-3 storico, con cui riportò sullArno dopo venti anni una vittoria in trasferta contro gli "odiati" bianconeri, gli costò lespulsione per essersi tolto - già ammonito - la maglia. Punito per lesultanza. Punito per la bravura. E punito per aver portato nello spogliatoio romanista lorgoglio dei grandi. Questo il destino di Simba, figlio della mitraglia numero uno Re Bati-Leone. Ma lui, lOsvaldo furioso, il laico castigatore del soldatino di Cristo Legrottaglie (maglia 33 come gli anni di Gesù), non fece una piega. Prandelli era nei cieli. Lo stesso Prandelli che oggi lo riveste di azzurro e che ha spalancato la bocca davanti alla sforbiciata giallorossa annullata contro il Lecce. E Osvaldo lo sa. Osvaldo lo sa bene che ogni briciola di Torino gli porta fortuna. Un drappo rosso davanti al toro. Ma il toro è lui. Lui che per non smentirsi ha castigato anche i granata. Lui che lunedì si farà rincorrere sotto la Curva sventagliando a destra e a manca.