IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Forse questa settimana lavorerà più tranquillo. Anche se a sentire lui anche quella che è appena passata, e che ha portato a Roma-Juve, non è stata poi tanto diversa dalle altre. In realtà lo è stata eccome. Non tanto nel modo di preparare la partita (Luis Enrique ha iniziato a vedere i video della Juventus già dal giorno dopo il ko di Firenze) quanto piuttosto nel modo di approcciarsi alla squadra. Consigliato anche dai dirigenti, Luis
Prima di presentarsi davanti alle telecamere infatti, Luis Enrique ha parlato per una decina di minuti con Baldini e Fenucci, raggiunti qualche minuto più tardi da Walter Sabatini: a loro ha detto di essere soddisfatto dellatteggiamento della squadra, del carattere messo in campo e anche del gioco espresso. Lunico dispiacere veniva dal risultato ma, mai come in questo caso, secondo Luis Enrique si è trattato di una casualità (se Buffon non avesse parato il rigore di Totti...). Tanto per far capire poi quanto tra la società e il tecnico ci sia unità dintenti, la Roma ha accolto una richiesta fatta da Luis Enrique già a Riscone: «Perché - erano state le sue parole - quando andiamo in trasferta in posti vicini non partiamo direttamente il giorno della partita?». Detto, fatto: la Roma andrà a Napoli in treno direttamente domenica mattina. Rientro dopo la partita, in pullman (a Bologna si andrà con laereo). In Spagna e in Inghilterra, molto spesso, si fa così. Anzi, addirittura i giocatori, quando le partite si giocano in casa, arrivano allo stadio direttamente con le proprie auto, ma questo in Italia - al momento - è utopia.
IL MODULO Non è utopia invece vedere come Luis Enrique contro la Juve abbia apportato delle importanti
novità tattiche. Per prima cosa rispetto al passato si è adattato di più agli avversari e, sapendo dellimportanza
di Pirlo nel gioco bianconero, ha messo un uomo (Pjanic) su di lui e ha ordinato alla squadra di pressarlo
senza sosta per impedirgli di creare occasioni. Anche per questo il centrocampo della Roma si è comportato
in modo diverso rispetto al solito. Il regista davanti alla difesa - Viviani - non è stato lasciato solo come accade quando giocano De Rossi o Gago ma gli è stato affiancato Greco, in una sorta di 4-2-3-1. Già, tre. Perché Pjanic, oltre al compito di limitare Pirlo, ne aveva anche un altro: fare il trequartista. Lui, spesso e volentieri. Con Osvaldo a destra e Lamela a sinistra. Magari i ruoli non congeniali per entrambi, ma se la sono cavata benissimo, soprattutto lex River Plate. Lunica punta, anche se pure lui tornava spesso a centrocampo a pressare, era Francesco Totti, che ha giocato 90 minuti intensi e convincenti. Anche dal punto di vista del ritmo, che era la cosa che più gli mancava visto che, tolti i pochi minuti col Lecce, il Capitano non giocava dal
primo ottobre. La squadra è sembrata meno spagnola rispetto al solito, più passaggi in verticale invece che in orizzontale, tanta corsa e carattere. Quello che chiedeva Luis Enrique, nonostante cè chi si ostini a vedere il contrario. Oggi, alla ripresa degli allenamenti, il tecnico ribadirà questi concetti ai giocatori. Ma per vedere se quello contro la Juventus è stato davvero un punto di partenza, domenica a Napoli servirà dare un seguito. La convinzione del tecnico è che la squadra sia pronta per unaltra grande partita.