E tutto questo è...Bojan

02/10/2011 alle 10:47.

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - È stata una specie di consacrazione. È stato come se in quel momento "Re Artù" De Rossi gli avesse poggiato la spada sulla spalla. È stato come se avesse benedetto Lancillotto. Come se per magia non fossimo più stati nell’Olimpico e nel 2011, ma mille anni fa. Nel Medioevo. Daniele lo ha lanciato sotto la sua Curva, Bojan ha carpito l’attimo, ha stoppato di destro, ha spremuto l’Attack per incollarsi la palla allo scarpino, ha fatto secco l’avversario (cit. Brusco) e di sinistro ha galvanizzato un popolo, la nazione romanista, una terra che temeva di tornare di nuovo nell’oscurità dopo il lampo di Parma. Bojan ha illuminato la sera, poi è scappato via per ringraziare il mondo. E tu capisci che questa Roma può fare tutto, può vincere subito, da quello che accade un istante dopo. La gioia di Osvaldo.

La frenetica euforia di Luis Enrique. Sono segnali che vanno colti. «Sono molto felice per il gol, ma soprattutto per aver sbloccato una partita contro una squadra molto complicata da affrontare», spiega questo insolente folletto catalano tra il primo e il secondo tempo. Un gol. Sotto la Sud. Figurati, uno già si potrebbe emozionare per il semplice fatto di indossare quella maglia. Bojan segna per la prima volta con quella maglia, per la prima volta in Serie A. È stata una rete fantastica, di quelle che che non si dimenticano, di quelle che porti nel cuore per anni, decenni, per una vita.

Anche perché ha permesso a Krkic di sbloccarsi. «Dovevamo vincere per essere più sicuri. Sono arrivato - commenta a fine partita - per dare molto alla Roma. In tanti hanno qualità, io ho avuto solo un normale periodo di ambientamento. Fisicamente devo ancora migliorare. Ma partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, sarà così. Poi i gol aiutano. Ti sbloccano. Anche se io mi devo guadagnare il posto». Quel gol è stato un elisir. Bojan ha preso coraggio, ha cominciato a infierire sulla difesa atalantina, ha raggiunto l’intesa perfetta con e Osvaldo. Qualche minuto dopo il gol del vantaggio, si è inventato un altro numero. Un’altra magia. Di ha provato a sorprendere Consigli. Tutto qui? Tutto finito? Macché. Al quarto del secondo tempo ha preso palla sulla trequarti nerazzurra, ha guardato negli occhi Padoin e l’ha lasciato sul posto. A quel punto, il difensore bergamasco non aveva che una soluzione. Stenderlo. Perché in una serata del genere, Bojan sarebbe stato capace di entrare con il pallone in porta. E questo la Sud l’ha capito. Quando è uscito dal campo, l’ha esaltato come succede per gli eroi del nostro tempo. Eroi come o .

Sì, adesso è ufficiale. La Roma ha un nuovo idolo. La passione è reciproca. «L’inno della Roma? Bello, bello», spiega sorridendo, «i tifosi della Roma sono sempre stati molto carini, voglio ricambiarli». Un modo c’è. È il derby. «Il derby è il derby. È una partita speciale. L’importante però sono sempre i tre punti». Mancava solo la confidenza con il gol. Quella con la à già c’era. «Roma - confessa - mi piace molto, la sento come casa. Questo mi aiuta al lavoro. E aiuta il progetto Roma».